24 APRILE, VENERDI …

QUANDO NON TORNANO I CONTI … 

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «
Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha
cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e,
dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui
da solo.

Un pensiero:

Se c’era una materia scolastica che odiavo era la geometria. Non ci capivo niente, non so se per colpa mia o del professore. Sta di fatto che un giorno sentii dire che esisteva anche una “geometria non euclidea” e la mia rabbia aumentò, perché non solo bisognava fare i salti mortali per avere un sei sfilacciato e “non sai bene come”, ma uno, insomma, poteva anche pensare diversamente da Euclide. Io no!

Chiamala scienza esatta! 

Anche nel Vangelo i conti non tornano mai.

Proviamo a vedere i numeri: duecento denari insufficienti per dare da mangiare alla grande folla, cinque pani e due pesci (quantità di cibo,  commovente, di un bambino che si sente tirato in ballo nella discussione e ci mette del suo), cinquemila uomini affamati, dodici canestri pieni del pane avanzato dai cinque pani d’orzo (e l’evangelista lo ripete, perché tutto è partito di lì!). 

Sembra che Gesù e il bambino si siano messi d’accordo: il Maestro, infatti, sembra volere   mettere alla prova i discepoli perché sapeva quello che stava per compiere!

Leggendo questa pagina ho pensato a un’altra pagina del Vangelo dove Gesù dice: “se non ritornerete come bambini non entrerete nel Regno dei cieli”. 

Qual è la prerogativa di un bambino? Quella di pensare che la fantasia possa oltrepassare la realtà, e giocare su questo pensiero senza nessuna paura di rendersi ridicolo agli occhi dei “realisti” adulti. 

E, sinceramente, mi viene un nodo alla gola pensando a questo bambino che sentendo la discussione di Gesù coi suoi discepoli, si gira, alza gli occhi verso di loro e dice: “io ho questo cibo a disposizione”, magari facendo una smorfia abbagliato dalla luce del sole. 

Divento bambino pure io e gioco di fantasia: 

  • non è che qualcuno, vedendo la spontanea generosità del fantasioso infante si sia sentito interpellato a mettere anche il suo panino a disposizione di altri? Anche la colpa e il suo senso, a volte, può essere istruttiva. 
  • Non è che Gesù, contrariamente a quanto il nostro “immaginario religioso” ci suggerisce, dopo avere preso il pane ,“rese grazie” (mi piace di più “ringraziò”) non al Padre, ma al generoso ometto imberbe (magari facendogli anche l’occhiolino)? 
  • Non è che per credere e sperare ci sta anche una buona dose di … non direi fantasia, ma apertura fiduciosa verso qualcosa o qualcuno che stanno fuori noi? 

E ciò che viene diviso … si moltiplica. 

E ciò che ci pareva sottratto … diventa somma. 

Alla faccia di Pitagora e di Euclide!

Per fortuna non sempre i conti tornano.