MERCOLEDI 1 APRILE …

IN VINO … VERITAS 

Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». … “Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio”. 

Un  pensiero:

Nonostante l’ampia offerta telematica di Messe, riflessioni, preghiere e riti religiosi,  in questi giorni sentiamo la mancanza del pane eucaristico.

Eppure Gesù dice che noi diventiamo suoi discepoli non solo perché mangiamo il suo pane, ma anzitutto perché CI NUTRIAMO della sua Parola. La conosciamo, la assimiliamo, la rendiamo riferimento per la nostra libertà che vuole respirare. Insomma, l’ascoltiamo per imparare a vivere. 

Nessuno di noi può dire di credere in Dio se non diventa discepolo alla scuola della Parola di Gesù, perché la vita è la scelta di quelle parole e di quei pensieri dai quali  quotidianamente decidiamo di essere animati e ispirati. Non ci basta masticare  e deglutire magicamente il corpo del Signore come se fosse l’amuleto protettivo di un vuoto gastroreligioso: la vita del discepolo avviene “in memoria”, e la memoria ricorda i gesti e le parole del Maestro che giorno dopo giorno, o di domenica in domenica, si dona in una comunicazione che ci rende liberi.

Perchè la storia della nostra libertà è la storia di un legame scelto. 

Noi viviamo della terra dove mettiamo le nostre radici.

Contrariamente a chi dice che essere liberi significa fare quello che si vuole, ossia non legati a niente e a nessuno se non a se stessi (il che, comunque, è un legame, e sovente molto pericoloso),  Gesù oggi nel Vangelo ci dice che la libertà ha delle altre caratteristiche: nasce dalla stabilità di un RIMANERE in un senso e SI SCHIUDE in un futuro che si compie nella fatica dei giorni: “se rimanete nella mia Parola sarete davvero miei discepoli”.  

Questo RIMANERE ci rimotiva  nei nostri impegni,  fortifica le nostre speranze e ci insegna a volere. A pensare che la felicità non consiste nell’avere tutto ciò che si vuole (come ci sta insegnando la nostra esperienza quotidiana), ma a imparare a volere in ciò che si ha,  a partire da quello che siamo. Il nostro limite è abitato: solo la scelta di qualcosa che lo amplifica ci aiuta a crescere. Le nostre radici fanno quello che possono: solo la scelta di un terreno adeguato, ricco di risorse e potenzialità, farà crescere  la pianta che siamo noi in un modo o in un altro. Il vitigno del Nebbiolo produce uva molto diversa se la pianti nelle Langhe, nel Roero o nel vaso sul tuo balcone, altrimenti il mondo sarebbe pieno di Barolo. Migliore, invece, sarà la terra, migliore sarà il frutto. Nella pazienza di chi sa, come suggerisce Gesù, che non si É, ma SI DIVENTA liberi. E si diventa liberi solo in relazione. 

Se cambiamo noi, a partire da questa grande convinzione, cambierà il mondo, il futuro. 

A meno di essere ancora psicopatologicamente convinti che bastiamo a noi stessi. 

In questo caso cercheremo di fare fuori Gesù. 

Dandogli ragione, però. 

Per riflettere:

  • dove sono piantate le mie radici?
  • quali parole di Gesù sono vero riferimento di vita per me?