ALCUNE RIFLESSIONI SULLA GIORNATA A SALUZZO PRESSO LA COMUNITÁ “IL CENACOLO”.
Abbiamo appena vissuto la giornata della Solennità dei Santi e della memoria dei nostri cari viventi nel Risorto. Il senso della loro esistenza è stato attinto a piene mani dal Vangelo e dal desiderio di costruire Regno di Dio attorno a essi per tutti i malati, affamati, assetati, prigionieri, nudi che incrociavano nei loro cammini. Oggi vorrei condividere alcune parole di quattro ragazzi della nostra Comunità che hanno scritto alcune riflessioni sulla giornata trascorsa al Cenacolo, da Suor Elvira, perchè in quel giorno abbiamo visto cosa capita quando una persona decide di affidarsi al Signore e dona la sua vita senza timore. Mille ragazzi, grazie alla generosità di questa semplice suora, possono cambiare i loro orizzonti.
SOFIA
Sabato mattina, noi parrocchiani del Divin Maestro siamo partiti con il cuore aperto e un po’ di curiosità. Non sapevamo bene cosa aspettarci dal nostro incontro con i ragazzi della comunità Cenacolo, ma sentivamo che sarebbe stata un’esperienza da cui avremmo imparato molto.
Fin dal nostro arrivo alla Casa di Saluzzo, abbiamo percepito un’atmosfera di accoglienza e fraternità: i ragazzi ci hanno dato il benvenuto con una bella tisana, ma soprattutto con tanti bei sorrisi e apertura al dialogo.
Terminata la colazione, ci siamo spostati in una cappella, che, ci hanno detto i ragazzi con fierezza, avevano costruito alcuni ‘fratelli’ della comunità, come amano chiamarsi reciprocamente. Ebbene sì, perché i ragazzi in comunità, tutti insieme, diventano dei ‘tuttofare’. Ognuno è specializzato nel proprio lavoro: chi ripara le auto, chi fa giardinaggio, chi cucina…tutti si dedicano alla propria occupazione con costanza, e con la gioia di star ritrovando la vita che da sempre avevano cercato.
Così ci ha raccontato Daniele, di 50 anni, nel descrivere la giornata tipo in comunità. Lui stesso si è definito un ‘caso particolare’, poiché era caduto nel vizio della droga in età relativamente avanzata, a circa 40 anni. Ci ha lasciato un’importante lezione: la droga miete le sue vittime senza distinzione di età, né di alcun altro tipo, come abbiamo potuto dedurre dagli altri racconti. Siamo rimasti molto colpiti da tutti, soprattutto perché hanno avuto il coraggio di aprirsi con noi, senza vergognarsi del loro passato. Loro stessi hanno osservato che, pur avendo storie di contesti molto diversi, esse sono accumunate da un filo conduttore: la solitudine e la sensazione di non essere amati, accompagnate da un vuoto interiore, che loro avevano tentato di colmare con la droga. Questo nonostante il fatto che alcuni di loro, prima dell’esperienza della droga, avessero una vita di successo, secondo i canoni della società moderna: ricchezza, partner e successi lavorativi.
Una volta usciti dal tunnel, sono stati in grado di guardare se stessi con occhi diversi, e di comprendere che la felicità non risiede nei beni materiali. Si leggeva nei loro occhi l’enorme devozione per suor Elvira, che loro chiamavano ‘mamma’, grazie alla quale oggi esiste la comunità Cenacolo. Elvira, benché fosse severa con loro, nutriva un profondo affetto per i suoi ragazzi: quando ha capito che il Padre la stava chiamando a Sé, ha voluto che tutti loro, uno per uno, venissero a darle un ultimo saluto. Dopo aver congedato l’ultimo, suor Elvira è morta serenamente.
Al termine della giornata abbiamo visitato la cappella in cui è posta la tomba di Madre Elvira. Questo momento è stato particolarmente suggestivo, in particolare perché in sottofondo c’era la sua voce registrata. “Dio vi vuole bene per chi siete: siate dunque voi stessi”. Questa è una delle frasi che mi è stata più impressa nel cuore, così come tanti altri bei momenti vissuti in amicizia.
ALESSIA
La giornata vissuta alla comunità Cenacolo è stata una bella esperienza piena di riflessioni ed emozioni, abbiamo incontrato dei ragazzi che nella loro vita hanno avuto delle difficoltà e dei momenti di vuoto, ma che ora sono riusciti grazie agli insegnamenti di suor Elvira a capire i loro sbagli e migliorarsi.
È stato molto bello sentire le loro testimonianze e vedere la luce che ora c’è dentro di loro e di come, se si vuole, è possibile cambiare la propria vita.
LEONARDO
Il messaggio che mi è arrivato è che si può sempre rimediare.
Spesso i ragazzi che abbiamo incontrato si sono avvicinati alla droga per solitudine (in famiglia o nella società), mentre ora non sono mai soli, sono tutti accoglienti e si vogliono bene.
Anche con noi sono stati accoglienti, ci hanno offerto il loro cibo e ci hanno raccontato le loro esperienze (e non è facile raccontare a tutti di aver sbagliato) e ci hanno mostrato tutte le loro attività.
Lavorano tanto, sempre a coppie, sempre diverse, così si conoscono meglio e possono imparare uno dall’altro.
LORENZO
Delle esperienze che i ragazzi del Cenacolo ci hanno raccontato, mi ha colpito soprattutto il grande cambiamento: quando vivevano nella droga, volevano spegnere (spegnere i problemi, spegnere il vuoto, spegnere il dolore), ora invece sono pieni di progetti e di voglia di fare.
Tra loro c’è grande rispetto e amicizia, anche se ognuno è diverso.
Sono anche rimasto impressionato da quanto pregano: pregano tantissimo! Sia di giorno che di notte! Ma questo dà loro il tempo e il coraggio di guardarsi dentro e scoprire che, anche se hanno sbagliato, hanno ancora tanto da dare: chi lì nella comunità, chi in famiglia, chi andando in missione…

