Carissimi,

eccoci allora giunti al termine delle ferie di Natale, che, come ci siamo detti più volte non finiscono con la festa dell’Epifania, ma con quella del Battesimo di Gesù! É una scelta liturgica molto felice, perché coincide con l’inizio della “manifestazione pubblica” della vita di Gesù. Quel Gesù che compare nel Vangelo dopo 30 anni di silenzio, anni utili per “diventare figlio” e “diventare uomo”, anni che sono un grande preludio alla sinfonia della sua corta ma intensissima esistenza! Leggi tutto “”

Buon Natale!

Mio Dio, mio Dio bambino,

povero come l’amore,

piccolo come un piccolo d’uomo,

umile come la paglia dove sei nato,

mio piccolo Dio che impari a vivere

questa nostra stessa vita,

che domandi attenzione e protezione.

Mio Dio incapace di aggredire e di fare del male,

che vivi soltanto se sei amato,

insegnami che non c’è altro senso per noi,

non c’è altro destino che diventare come Te,

carne intrisa di cielo, sillaba di Dio,

come te che cingi per sempre in un abbraccio

ogni tua creatura malata di solitudine. Amen

Di tutto cuore, auguri a tutti, ma proprio a tutti!

Don Luigi

TRA IL DIRE … E IL FARE

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo…

Speriamo che il Cantiere di “rinnovamento” che abbiamo aperto in questo Avvento stia cominciando a farci percepire il gusto di possibilità nuove che si aprono. A questo punto è  importante la domanda che le folle, i pubblicani e i soldati nel Vangelo rivolgono a Giovanni Battista: “che cosa dobbiamo fare?”, perché esprime il  desiderio di operosità e anche il bisogno di definire un cammino. Sorprende però la risposta del Precursore, che non invita  a fare qualcosa di nuovo, ma a fare in modo nuovo le cose che si sono sempre fatte. Perché questa è la grande “opera” che fa la differenza: il tentativo vigile e attento di dare una qualità buona a certi gesti, parole e comunicazioni che sono diventati talmente ripetitivi e abituali da fare perdere il gusto della vita. Lì c’è il segreto! La mia vita è quella che vivo tutti i giorni, e nell’infinitamente piccolo posso trovare l’immensità di Dio; però ogni tanto è bello tornare a concentrarsi sul nostro desiderio di spolverare, essenzializzare e rifocalizzare le domande che ci motivano e possono dare un volto nuovo al nostro vivere, magari chiedendoci non tanto “cosa fare”, ma “come” fare …. diversamente?   

 

Un caro saluto e un abbraccio a tutti voi!