PENTECOSTE 2023

“POI É ARRIVATO QUALCOS’ALTRO”

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Poi è arrivato qualcos’altro, qualcosa che è cambiato e ha rivoluzionato la mia vita fino a oggi. Sono arrivato alla Bibbia per la prima volta … Avevo predicato spesso, avevo visto molto della Chiesa, ne avevo parlato e scritto – eppure non ero ancora diventato un cristiano”. A scrivere queste parole è un grande teologo protestante, Dietrich Bonhoeffer, un uomo illuminato, un’intelligenza comunicativa e piena di grazia che a un certo punto della vita, dopo avere scritto, pensato, prodotto testi molto elevati e avere fatto una marea di conferenze e omelie, si accorge di un piccolo particolare: non era mai diventato cristiano. Diventato, perché cristiani non si è mai definitivamente, ma si diventa tali quotidianamente, alla scuola della Parola di Dio. Alla scuola di Cristo, che è la Parola – Comunicazione del Padre per tutti i suoi figli che siamo noi … e dunque suoi fratelli.  

La stessa cosa mi pare che capiti nel Vangelo di oggi. I discepoli dopo avere incontrato il Risorto possono finalmente dire di essere “diventati altro” perché hanno ricevuto un dono: lo Spirito Santo. E qual è il compito costante e continuo dello Spirito Santo? INSEGNARE e RICORDARE la Parola, ossia insegnare e ricordare Gesù Cristo, farci diventare SUA memoria vivente, che come il pane e il vino si è affidato alle nostre mani con l’invito di “FARE IN MEMORIA DI LUI” … Noi siamo questa costante memoria. E dove possiamo incontrare il CONTENUTO DELLA MEMORIA? Solo in un posto: la Parola di Dio. Cosa piuttosto disattesa da parte nostra, ma precipua, fondamentale e insostituibile: “RICEVETE LO SPIRITO SANTO!” … “RICEVETE IL RESPIRO DELLA SCRITTURA!”: Quanto la memoria della Parola informa la nostra vita? Quanto ne siamo emanazione e frutto? 

Solo una volta che si è ricevuta la consapevolezza del mandato allora anche i discepoli partono, diventano missionari di una testimonianza di diversità che diventa credibile perché vissuta con la vita, in prima persona. Non mi stancherò mai di pensarlo: la nostra testimonianza non siamo noi che parliamo della nostra vita, ma la nostra vita che parla di noi, e parlando di noi parla di altro, perché noi, in realtà, siamo quello che c’è dentro di noi, e quello che c’è dentro di noi dovrebbe essere la scelta accurata e voluta di quanto ci vivifica. “Je est un autre”, diceva Rimbaud. Gesù diceva: “le mie parole non le dico io, ma parla in me il Padre mio” … E io? Che cosa mi abita? Cosa mi accende? Cosa mi fa essere quello che sono? Io sono l’io della mia desolata solitudine oppure, come Bonhoeffer, non sono ancora diventato cristiano (Cristo abita in me, diceva san Paolo)? 

Dobbiamo fare una piccola revisione del motore della nostra macchina esistenziale: “Gesù venne, stette in mezzo e disse Pace a voi! “. Assenza di pace, allora significherà assenza della centralità del figlio di Dio nella mia vita. Perché il “luogo” di Gesù è “stare in mezzo”, ossia in un punto equi-visibile e equi-raggiungibile per tutti. Ma ancora di più. il posto di Gesù è IL CENTRO: come il Regno di Dio: non è una cosa che si vede ed esplode come un fuoco artificiale, ma la manifestazione della sua accoglienza al centro della nostra vita. Io, ce l’ho la pace nel cuore? Se no, perché? 

ASCENSIONE DEL SIGNORE

SALIRE IN BASSO

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

 

Nella nostra meravigliosa lingua italiana a volte adoperiamo delle espressioni che non sono del tutto corrette e coerenti, per esempio diciamo “esci fuori”, oppure “entra dentro”, o anche “scendi giù” e “sali su” … ma, mi domando io, perchè rafforzare un verbo che contiene pienamente in sè, senza altre spiegazioni, la direzione che vuole esprimere? Non si può uscire dentro, neppure entrare fuori, oppure scendere di sopra, il maestro mette subito una correzione con la matita rossa e ti dà un bel quattro! Invece, per il Vangelo, si può SALIRE IN PROFONDITA’, si può ASCENDERE IN BASSO, perchè proprio questo è stato uno degli ultimo atti del Signore Gesù che danno al Vangelo quel meraviglioso senso del realismo che soltanto l’umanità mortale del Figlio_Risorto poteva conoscere pienamente.

Gli Undici tornano nella Galilea del loro innamoramento del Maestro e dei primi passi fatti nell’aura del “primo amore” che non si scorda mai, e questo è già importante perchè è la commemorazione della Sorgente inesauribile delle loro decisioni. Ma dopo essersi prostrati davanti al Risorto, nel loro cuore DUBITANO: e cosa fa Gesù? Anzichè allontanarsi da quella manica di “ignorantoni” SI AVVICINA ulteriormente per conferire loro il potere donatogli dal Padre. D’altronde la testimonianza è una vita che si racconta, non il racconto di una vita: e allora come faresti ad annunciare il Vangelo in modo credibile se tu per primo non avessi sperimentato di essere colui che ha fatto esperienza di guarigione, di perdono, di speranza e di infinito incoraggiamento da parte di Gesù? E’ credibile di noi solo quello che crediamo! Allora partiamo, andiamo immergendo i nostri incontri con gli altri nel nome di un Padre, di un volto umano che è quello di Gesù, di un soffio vitale che è quello dello Spirito Santo, lasciamo segni di amore che dicano tutto il nostro desiderio di continuare a credere a questa sola forza che rende la vita più degna di essere vissuta e più coerente con il senso della  creazione. Non siamo soli, Gesù è SALITO DENTRO DI NOI, e non ci abbandonerà, fino alla fine dei giorni!

 

 

SESTA DOMENICA DI PASQUA

FIGLI NELLO SPIRITO

Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama.
Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». 

 

Perdere il Signore,  Dio, il Riferimento di senso nella nostra vita è una delle cose più tristi per noi. I discepoli stessi, che ragionavano esattamente come noi, erano angosciati di perdere Gesù, il loro Rabbì, il loro amico e la loro vita. Grande e bella la rassicurazione ricevuta: “io non vi lascerò soli, vi manderò il mio Spirito, per rimanere sempre insieme a voi!”. É un po’ difficile riuscire a credere le parole di Gesù, perchè noi siamo abituati a vivere di “visibilità e concretezze”. Come facciamo a vedere ciò che non si vede? La risposta è chiara: dobbiamo rimanere nello Spirito e Lui rimarrà in noi. La presenza di Gesù non passa più attraverso la constatazione di quello che viene mediato dai nostri sensi, ma accade a partire dalle nostre scelte e dal nostro desiderio di vivere “secondo lo spirito” che ha animato il Signore, e non solo, ma anche con lo stesso Spirito di Dio che è la presenza di Gesù oggi nelle nostre vite.

Noi lo riceviamo continuamente: la mattina iniziamo la giornata nel Suo Nome quando facciamo il segno di croce; ogni domenica andando a Messa lo riceviamo quando ascoltiamo la Parola e quando ci nutriamo di quel pane che è Gesù stesso, che ci rende offerta di Vangelo per il mondo; tutti i Sacramenti ci fanno vivere dello Spirito di Dio; ogni volta che chiudiamo gli occhi e lo invochiamo con tutto il cuore, Lui c’è, è qui “presso di noi e in noi”. Non siamo orfani. Non è facile, lo so. Ma più che altro, non è molto realizzato nella vita, perchè a volte ci limitiamo a esprimere i nostri legami con il Signore in maniera molto blanda e superficiale, oppure come una consuetudine e non una sostanza. Non dobbiamo avere timore di aprirGli il cuore e la mente. Di vivere la sua presenza come una consapevolezza continuamente rinnovata e desiderata. Insomma, di vivere il dono della sua presenza che Egli continuamente ci fa e non viene mai meno. Perchè se questo è garantito da parte sua, non è sempre realizzato da parte nostra, che sovente sappiamo che al di là della porta c’è un Signore che ci bussa, ma non sempre siamo disposti a farlo entrare.

A volte ti dicono: “tu hai avuto il dono della fede, io no”. É una frase sbagliata. Il dono della fede lo abbiamo tutti, se così non fosse non sarebbe un dono, sarebbe qualcosa solo per qualcuno. La diversità è vivere o no un dono che ci viene fatto. Come se mi facessero un regalo ma io lo metto nello sgabuzzino o non lo apro mai. Può essere il regalo più bello del mondo, ma è l’interazione, il mettersi in relazione, l’iniziare il gioco della sorpresa del contenuto, il desiderio di sapere che novità porterà alla mia vita, insomma, il mio VIVERE il dono, a fare la differenza. Tutto lì. Semplice, ma difficile, molto complesso nel sistema di vita e delle nostre teste. Non dobbiamo avere timore! Ogni giorno piccoli spazi in più, piccoli varchi ampliati di ospitalità della luce di Dio nel nostro cuore e nella nostra mente attiveranno un’intensificazione continua della percezione che ogni volta che dono qualcosa di mio al Signore ricevo finalmente me stesso … e il centuplo, in ogni cosa.  CREDERE PER VEDERE! 

QUINTA DOMENICA DI PASQUA

STRADE … 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «
Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «
Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire:  “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

La strada si apre sempre così, quando a un certo punto dichiari alle tue paure che non devono avere più avere la meglio su di te, e sei tu, e non loro a decretare la partenza del viaggio della vita. Quel momento si chiama dichiarazione di guerra e vittoria sul timore che ti vorrebbe sempre fermo e chiuso nel tuo piccolo mondo comodo-scomodo, sapendo, per chi di noi si fida del Vangelo, che la nostra fiducia non è semplicemente rivolta a noi stessi e alle nostre forze ma a Gesù, che, tra l’altro, è tale perchè anche Lui ripone le ragioni della sua fiducia nel Padre dei Cieli. “E la strada si apre, passo dopo passo” … scoprendo sempre nuovi orizzonti e scoprendo che la qualità della nostra unicità dipende dalla scelta delle relazioni e dei riferimenti che ci danno la vita. E così anche i discepoli, come noi, hanno dovuto imparare che il loro Maestro non era un oggetto da mettere in tasca, ma una strada da percorrere in compagnia con Lui: una VIA. Solo nel momento che inizi a “percorrere” la sua strada e la sua promessa, questa inizia ad avverarsi. 

Gesù è una VIA, non un punto di arrivo. Un punto di partenza, di movimento. É bello pensare che la storia della Bibbia coincida sempre con strade aperte, di uscita per seguire la strada indicata: “esci dalla TUA terra, va dove ti mostrerò!” … Quale strada vorrei percorrere? Perchè non lo faccio? Inoltre Gesù è la VERITÁ, che non significa uno che sa tutto, ma uno che ti fa fiorire come il vento della primavera, come una buona notizia che ti dice che nel figlio di Dio trovi il senso della vita dei figli dell’uomo, di te, di me, di tutti. Imparando a guardare le cose come Lui, ad avere un’attenzione che parte dal cuore e non solo dagli occhi. Inoltre Dio è VITA: e se non servisse a questo a cosa potrebbe esserci utile? A dire che conosciamo i teoremi teologici e la sappiamo più lunga degli altri? No! Non esiste proprio. Tanto più Vangelo c’è in me, tanta più vita dovrebbe nascere. 

Buona strada, buona settimana!