SABATO 21 MARZO …

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

 

Cari amici, buongiorno a tutti! 

Sì, auguriamocelo ancora! Sì, continuiamo a sperare! Non smettiamo di sognare e di anelare a una rinnovata normalità che,  in questi giorni di “covatura” forzata nella stretta dei muri delle nostre case, può diventare possibilità di camminare ancora. San Paolo dice che “siamo salvati nella speranza”: facciamoci ancora salvare dalla speranza, dalla nostra voglia di vivere, non facciamoci mangiare dall’angoscia; ogni gesto che facciamo sia pieno di vita, anzi, domandiamoci:  quello che dico, penso, faccio, sta portando vita, a me e agli altri?”. Noi in questo momento siamo nelle mani di tante persone che si impegnano con tutto loro stesse per darci il meglio che possono. Le ricordiamo. Mandiamo loro tutta la benedizione che portiamo nei cuori. Le ringraziamo. E magari, rivolgiamo al Signore la stessa preghiera del pubblicano al tempio che dice solo una cosa: “Signore, abbi pietà di me, che sono un peccatore”. É una preghiera bella, che esprime tutta l’incertezza, l’incapacità, la confusione di cose che non si capiscono, ma anche il realismo di chi sa che può rivolgersi al Padre anche “a distanza” (come stiamo facendo noi le cose nei nostri giorni), e senza alzare gli occhi al cielo, perchè la testa ci è diventata molto pesante e non sappiamo bene come guardarLo. Ma la nostra preghiera raggiungerà il cielo, l’altra del tronfio narcisista spiritualizzato no, anche perchè non si rivolgeva al Padre, ma decantava le sue performances religiose a se stesso. 

Ma a salvarci, non è neanche e solo la preghiera, che magari in questi giorni facciamo più difficoltà a fare, ma il Salvatore, quello che ci ha raccontato Gesù.