9 MAGGIO, SABATO …

VEDERE IL PADRE

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.

Un pensiero:

Il Vangelo di Giovanni non è mai particolarmente “emozionante” a una prima lettura, anzi, a volte sembra farraginoso, intricato e incomprensibile, coi suoi lunghi discorsi e le sue frasi enigmatiche e contorte.  

Cosa significa questa richiesta di Filippo? 

Cosa vuol dire “vedere il Padre”? 

Non so, per capirci qualcosa mi rifaccio a un’espressione, piuttosto gergale, in uso tra noi. Quando una persona sta molto bene è solita dire: “sto da Dio!”. Ma non nel senso che si trova presso il Padre, ma nel senso che ritiene di stare come dovrebbe stare Dio: “tutto ok, senza problemi, le cose vanno benissimo, un successo dopo l’altro, ogni cosa che faccio va benissimo! Altrimenti … che Dio sarebbe?”. 

Allora dire: “mostraci il Padre” significherebbe: mostraci la definitiva soluzione della stanchezza della vita, la liberazione dai fastidi e dalle tristezze, dalle oppressioni politiche (i nemici di Israele) e dal fastidio del cammino quotidiano … 

Ora, se un sedicente cristiano dicesse una frase del genere con quello stesso spirito, a mio parere non si potrebbe più definire così, perché  il discepolo capisce chi è Dio guardando Gesù (“Chi vede me vede il Padre”!), comprendendo che la vita del Signore è assai più complessa, tutt’altro che priva di problemi: le sue opere e le sue parole non riscontrano sempre (anzi, raramente, quasi mai) il gradimento del “pubblico”, soprattutto degli uomini pieni di se stessi; il suo desiderio di portare luce nel buio, categoricamente rifiutato; gli ultimi giorni della sua vita un fallimento completo sulla Croce. Insomma … che razza di Dio???

Eppure Gesù ci dice solo questa cosa: che il Padre, Dio,  uno lo può vedere PROPRIO AL CENTRO DI UNA VITA COSÍ: contraddittoria, faticosa, ambigua, gioiosa e straziante.  Ma può “vedere il Padre” SOLO chi , nel mezzo delle cose che capitano,  RIMANE in Lui: ” il Padre rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse”.

E allora, forse, più che dire “stare da Dio”, dovremmo imparare a “stare con Dio”, il quale non cambia l’inesorabile e imprevedibile scenario dei nostri giorni, ma, all’interno di questa stranezza, cambia il nostro cuore per vivere,  dando prospettive di speranza e vita che impediscono alla morte di avere l’ultima parola su di noi. Se Dio, ci dice Gesù, ha la Prima Parola per noi, allora, e solo così, diventerà la parola Ultima e Definitiva in grado di rialzarci, cambiarci, farci riprendere i cammini, con la certezza che nulla, ma proprio nulla è perduto. 

Forse, se ci pensiamo bene, noi non abbiamo abbandonato il Dio del vangelo, di cui parla Gesù, ma quello delle nostre fantasie. 

Quello di Gesù si è rivelato nel modo di vivere del Figlio, che, guarda caso, è proprio molto simile al nostro. Ma lì, proprio lì, SOLAMENTE così, ha qualcosa da dirci. 

Per riflettere: 

Quando penso Dio, sono sicuro di pensare a Gesù?