QUARTA DOMENICA DI PASQUA

A CACCIA DI VOCI … 

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

 

Nella prima lettura di questa domenica, tratta dal libro degli Atti degli Apostoli – ossia il libro dei gesti (atti) nati dall’accoglienza della pace del Risorto e della vita, tornata in tutta la sua prorompente forza perchè liberata dalla paura della morte –  il pavido Pietro, che nel cortile del Sommo Sacerdote rinnegava Gesù per tre volte, oggi, davanti ai capi dei sacerdoti e degli anziani che lo volevano zittire, dice questa cosa grandiosa: “Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati». Questa affermazione, che è la scoperta del “tesoro nel campo” per il quale vendere e lasciare ogni altro apparente bene, a noi lascia abbastanza indifferenti, provocando la stessa reazione emotiva che potremmo avere davanti al latte che bolle nella pentola. Eppure … sapere che c’è una salvezza a disposizione, che la  vita ha un senso  non soltanto dopo la morte, ma rinnovato e offerto continuamente al  cuore aperto e accogliente, è la notizia delle notizie!

Eppure … perchè quando parliamo tra noi, sembra che il massimo della gioia venga offerta dalla quantità di giga risparmiati sul cellulare, o dallo sconto di 5 euro per un prodotto comperato da Amazon arrivato a casa tua il giorno “prima” di ordinarlo? 

Insomma, ma noi quando andiamo da Gesù (preghiamo, leggiamo il vangelo, chiediamo la celebrazione dei Sacramenti per noi e per i nostri figli) cosa cerchiamo, cosa vogliamo, come ci facciamo incontrare e coinvolgere? La risposta la dobbiamo dare, onestamente, solo a noi stessi. Siamo noi che ogni giorno decidiamo quale “pastore” seguire. Tante voci ci chiamano. Tante “visioni” ci seducono. Dove vogliamo andare? Il Vangelo ci dice che dobbiamo imparare la delicata arte del discernimento che nasce dalla seria analisi dei frutti delle nostre decisioni. Il lupo prima o poi arriva, il problema, davanti a questa incognita inattesa, è quello di trovarci a dire: “da chi mi voglio fare salvare?”: da un pastore buono che ESPONE, DISPONE e DEPONE la sua vita a mio favore, donandola sino alla fine, oppure da un “mercenario” (mamma mia com’è contemporanea e attuale questa immagine!) che altro non ha a cuore che mungere, tosare, vendere e macellare le pecore, perchè soltanto interessato  a rubare, immolare gli altri e distruggere?

E noi, quanto siamo “vittime” di un sistema economico che ci tratta da “persone calcolabili” e controllabili, spiate e monitorate volontariamente dal sacrificio di loro stesse all’ultimo modello di smartphone o di pc (magari rinunciando anche al pane e alla pasta) che altro non fa che riconoscere continuamente le nostre scelte e i nostri gusti commerciali per quantificare la nostra vita a livello prettamente economico? Dove sta arrivando la nostra società? 

Se il pastore buono e bello ci dà la sua vita lo fa solo per un motivo: perchè anche noi possiamo vivere!