PRIMA DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA

BIVI

 

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Il vangelo del tempo quaresimale che inaugura i nostri cammini verso Pasqua è estremamente conciso e significativo, perchè, in poche righe ci mette davanti alla radiografia della nostra vita di discepoli di Gesù.

Mi soffermo su tre espressioni sulle quali lavorare e pregare questa settimana, per chi di noi vuole accogliere il seme della Parola e farlo fiorire nel proprio cammino. 

IN QUEL TEMPO. É un’espressione  per iniziare a leggere il Vangelo, in realtà Marco scrive: SUBITO DOPO. Subito dopo cosa? Subito dopo il Battesimo, Gesù è sospinto dallo Spirito nel deserto per essere tentato da Satana. Ma, ci chiediamo, come può lo Spirito sospingere a vivere una situazione tanto pericolosa? Dobbiamo capirci, non è lo Spirito, e non sarà mai Dio a tentarci, ma la cosa certa è che ogni volta che noi cerchiamo di “vivere secondo lo Spirito di Dio” stiamo pur certi che arriverà, pronta e puntuale la “decisione dell’alternativa”, che il Vangelo chiama tentazione: “voglio andare lì, ma certo che se andassi là” … e, a forza di rimanere sulle domande non partiamo mai, non ci diamo delle risposte e rimaniamo fermi. Quindi direi che la tentazione è segno di “salute spirituale”, ti viene perché hai deciso di seguire Gesù. Puoi stare tranquillo, invece, che se non ti senti mai tentato significa che non hai ancora scelto nulla. 

RIMASE. Gesù rimane nel deserto 40 giorni. Israele ci rimane 40 anni. Quaranta, un numero che “sembra una vita”, infinito, che insomma dice che cosa: che la nostra scelta, il desiderio di stare nell’alternativa luminosa e buona non finirà mai. Riguarda tutti i giorni e tutte le cose che si fanno. Come per Gesù, che per tutta la vita deve decidere come agire per mostrare un Volto di Dio che è anzitutto Padre e Amore … e tutto il resto … non conta. Dà la vita per farlo. 

STAVA CON LE BESTIE SELVATICHE E GLI ANGELI LO SERVIVANO. Dio, nel libro della Genesi chiede ad Adamo di “dare il nome” agli animali che gli venivano presentati. Dare il nome  significa esercitare signoria e paternità. Solo, che dopo pochi versetti, Adamo ed Eva decidono di dare la parola a un serpente per insinuare il dubbio sull’attendibilità  di Dio diventando schiavi della diabolica  persuasione. Gesù non è ingenuo, sa che nel cuore di ognuno ci sono e ci saranno sempre lati luminosi e lati oscuri, bestie e angeli. Non si tratta di rinnegare niente: non siamo bestie e non siamo neanche esseri angelicati. Nostro compito è domandarci come fare a vivere l’equilibro tra queste due dimensioni. Anche questo, ogni giorno, per permettere alle bestie selvatiche di alimentare le nostre passioni buone, ma serviti dagli Angeli che orientano verso la luce e il bene i nostri propositi e i pensieri del cuore.