TERZA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

DAL VANGELO SECONDO MATTEO  

Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Abbiamo terminato le feste del Natale che ci hanno ricordato l’importanza di nascere e rinascere continuamente nel figlio di Dio, nato PER NOI. Domenica scorsa il Vangelo ci immergeva nel Giordano con il nostro Messia, come per ricordarci che la possibilità della nostra nascita è legata all’immersione della nostra vita CON il Signore e NEL Signore Gesù, che è Colui che per primo si immerge in noi. E continuiamo il nostro cammino nel tempo ORDINARIO, perchè questo è lo spazio e il tempo nel quale si esprimono le potenzialità della nostra vita, il luogo che trasforma i fatti celebrati in eventi di vita. 

Continuiamo così il nostro percorso, perché la vita è questo:  procedere, cambiare, evolvere, aprirsi continuamente oltre tutte quelle forze e quelle morti che vorrebbero paralizzare e annientare le nostre ispirazioni e i nostri desideri più profondi, ascoltando LA CHIAMATA di Gesù. Una chiamata che per realizzarsi ed esprimere le proprie potenzialità nelle nostre vite richiede due gesti: LASCIARE e SEGUIRE. Un lasciare che non significa “cambiare la vita”, ma “cambiare nella vita”, ossia trovare ciò che conta davvero nel fare le cose che quotidianamente interpellano il nostro impegno e la nostra presenza. E ogni cosa è buona per manifestare la pienezza che abita il nostro cuore. 

Potremmo allora farci condurre da qualche domanda in questi sette giorni che ci aspettano sino alla prossima celebrazione domenicale: quali sono le cose che dovrei LASCIARE per TROVARE (perchè questa è la cosa importante, mica siamo dei masochisti!) più vita, più gioia e più forza nelle mie giornate? Che cosa significa per me ASCOLTARE LA CHIAMATA di Gesù nello svolgersi della mia quotidianità, con la mia famiglia, il mio lavoro, il mio approcciare gli altri per farli diventare prossimi? Da quali parole del Vangelo traggo indicazioni in grado di accompagnare e alimentare i miei pensieri che costruiscono i miei progetti e risvegliano i miei sogni? 

Matteo dice che la risposta dei discepoli avvenne SUBITO. Non è semplicemente un avverbio di tempo, si tratta, a mio parere, anzitutto di un modo di rispondere che dice una completa disponibilità che non procrastina sulle cose importanti ma che rende capaci di arrotolarci le maniche in un mondo dove siamo chiamati a diventare luce e sale per portare spazi di novità e di sapore di cui tanto c’è bisogno. E noi sappiamo bene dove. 

STA CAMMINANDO VERSO DI ME …

SECONDA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 

 

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».  (GV. 1, 29 – 34) 

Oggi, non per pigrizia ma per “meraviglia”, incollo il commento di Ermes Ronchi a questo Vangelo. Mi dico: se una cosa è bellissima, ed è da contemplare, per com’è scritta e detta, perchè non condividerla totalmente? E allora, eccola, vi invito a leggerla e rileggerla, gustarla questa settimana, magari tutte le sere, prima di addormentarsi. Pensando che siamo fortunati a credere in un Dio uguale a Gesù e a un Gesù uguale a Dio! 

Giovanni vedendo Gesù venire… Poter avere, come lui, occhi di profeta e so che non è impossibile perché «vi è un pizzico di profeta nei recessi di ogni esistenza umana» (A.J. Heschel); vedere Gesù mentre viene, eternamente incamminato lungo il fiume dei giorni, carico di tutta la lontananza; mentre viene negli occhi dei fratelli uccisi come agnelli; mentre viene lungo il confine tra bene e male dove si gioca il tuo e, in te, il destino del mondo. Vederlo venire (come ci è stato concesso a Natale) pellegrino dell’eternità, nella polvere dei nostri sentieri, sparpagliato per tutta la terra, rabdomante d’amore dentro l’accampamento umano, da dove non se ne andrà mai più.

Ecco l’agnello, il piccolo del gregge, l’ultimo nato che ha ancora bisogno della madre e si affida al pastore, che vuole crescere con noi e in mezzo a noi. Non è il «leone di Giuda», che viene a sistemare i malvagi e i prepotenti, ma un piccolo Dio che non può e non vuole far paura a nessuno; che non si impone, ma si propone e domanda solo di essere accolto. Accolto come il racconto della tenerezza di Dio. Viene e porta la rivoluzione della tenerezza, porta un altro modo possibile di abitare la terra, vivendo una vita libera da inganno e da violenza. Amatevi, dirà, altrimenti vi distruggerete, è tutto qui il Vangelo.

Ecco l’agnello, inerme e più forte di tutti gli Erodi della terra. Una sfida a viso aperto alla violenza, alla sua logica, al disamore che è la radice di ogni peccato. Viene l’Agnello di Dio, e porta molto di più del perdono, porta se stesso: Dio nella carne, il cromosoma divino nel nostro Dna, il suo cuore dentro il nostro cuore, respiro dentro il respiro, per sempre. E toglie il peccato del mondo.

Il verbo è al declinato al presente: ecco Colui che instancabilmente, infallibilmente, giorno per giorno, continua a togliere, a raschiare via, adesso ancora, il male dell’uomo. E in che modo toglie il male? Con la minaccia e il castigo? No, ma con lo stesso metodo vitale, positivo con cui opera nella creazione.

Per vincere il buio della notte Dio incomincia a soffiare sulla luce del giorno; per vincere il gelo accende il suo sole; per vincere la steppa semina milioni di semi; per vincere la zizzania del campo si prende cura del buon grano; per demolire la menzogna Lui passa libero, disarmato, amorevole fra le creature. Il peccato è tolto: nel Vangelo il peccato è presente e tuttavia è assente. Gesù ne parla solo per dirci: è tolto, è perdonabile sempre! E come Lui, il discepolo non condanna, ma annuncia un Dio che dimentica se stesso dietro una pecora smarrita, un bambino, un’adultera. Che muore per loro e tutti li catturerà dentro la sua risurrezione”.

BATTESIMO DI GESÚ

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Venerdì in occasione dell’Epifania ci siamo soffermati a riflettere sulla luce: Gesù è la luce di Dio, ed essendo luce del Padre è anche la nostra luce, di figli, che illuminati vivono di quella sorgente inesauribile di calore e luminosità che inonda di nuove possibilità e vita le nostre vite. Ci siamo anche chiesti quanto diamo di noi stessi per “alimentare” questa fiamma di vita in noi. Quanto apriamo il nostro cuore alla possibilità e alla cura del nostro essere quotidianamente ri-collegati e radicati in questa sorgente infinita del nostro essere … “ A voi, genitori, e a voi, Padrino e Madrina, è affidato questo segno pasquale, fiamma che sempre dovete alimentare. Abbiate cura che il vostro bambino, illuminato  da  Cristo,  viva  sempre  come  figlio  della  luce “ si dice quando si riceve la luce del Risorto durante il Rito del Battesimo, e, in fondo, quello che un papà e una mamma, un padrino e una madrina fanno con  il proprio figlio e figlioccio ognuno di noi dovrebbe anche farlo con se stesso, per rimettersi quotidianamente al mondo. Accogliendo Dio e rinnovando i propri poteri di Figli-di-Dio. Io penso che fino a quando non ci immergeremo totalmente in questa consapevolezza, con tutto il cuore, con tutte le forze, con tutta l’intelligenza,  proprio come Gesù si immerge nell’acqua del Giordano per essere battezzato da Giovanni, non potremo mai comprendere quello che diceva Paolo nella seconda lettura di ieri: “in Cristo Gesù, siamo chiamati  a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo”. Luce ieri, acqua oggi, figli nei quali Dio si compiace domani. E … da creature sempre nuove. 

FESTA DI MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO

BUON ANNO! 

Dal libro dei Numeri

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro:
Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace”.
Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

All’inizio dell’anno nuovo, quando il tempo viene come messaggero di Dio, la prima parola della Bibbia è un augurio, bello come pochi: il Signore disse: Voi benedirete i vostri fratelli (Nm 6,22) Voi benedirete… è un ordine, è per tutti. In principio, per prima cosa anche tu benedirai, che lo meritino o no, buoni e meno buoni, prima di ogni altra cosa, come primo atteggiamento tu benedirai i tuoi fratelli. Dio stesso insegna le parole: Ti benedica il Signore,  scenda su di te come energia di vita e di nascite. E ti custodisca, sia con te in ogni passo che farai, in ogni strada che prenderai, sia sole e scudo. Faccia risplendere per te il suo volto. Dio ha un volto di luce, perché ha un cuore di luce.

La benedizione di Dio per l’anno che viene non è né salute, né ricchezza, né fortuna, né lunga vita ma, molto semplicemente, la luce. Luce interiore per vedere in profondità, luce ai tuoi passi per intuire la strada, luce per gustare bellezza e incontri, per non avere paura. Vera benedizione di Dio, attorno a me, sono persone dal volto e dal cuore luminosi, che emanano bontà, generosità, bellezza, pace. Il Signore ti faccia grazia: di tutti gli sbagli, di tutti gli abbandoni, di qualche viltà e di molte sciocchezze. Lui non è un dito puntato, ma una mano che rialza. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace.Rivolgere il volto a qualcuno è come dire: tu mi interessi, mi piaci, ti tengo negli occhi. Cosa ci riserverà l’anno che viene? Io non lo so, ma di una cosa sono certo: il Signore si volterà verso di me, i suoi occhi mi cercheranno. E se io cadrò e mi farò male, Dio si piegherà ancora di più su di me. Lui sarà il mio confine di cielo, curvo su di me come una madre, perché non gli deve sfuggire un solo sospiro, non deve andare perduta una sola lacrima. Qualunque cosa accada, quest’anno Dio sarà chino su di me.

E ti conceda pace: la pace, miracolo fragile, infranto mille volte, in ogni angolo della terra. Ti conceda Dio quel suo sogno, che sembra dissolversi ad ogni alba, ma di cui Lui stesso non ci concederà di stancarci. (E. Ronchi) 

GLI AUGURI DEI BAMBINI DEL GRUPPO COMPITI PARROCCHIALE

BUON NATALE!!!! 

Ieri 21 dicembre alle 17,30 si è svolta la recita dei bimbi del Cam.

Hanno partecipato tutti i bimbi, (quest’anno 26), i genitori, fratellini, sorelline e alcuni nonni. Cogliamo l’occasione per augurare a tutti un Santo Natale, che sia pieno di Pace e Serenità.

Tanti auguri da tutti i responsabili,  i responsabili volontari e tutti  i bambini. BUON NATALE!!

QUARTA DOMENICA DI AVVENTO A

CRONACHE SENZA RETORICA 

DAL VANGELO SECONDO MATTEO 

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore
e prese con sé la sua sposa.
 

Ricomincia lo sgomento di Natale.  Dovrebbe essere gioia e invece è nervosismo. 

Queste cose, sdolcinate, retoriche, musicali, intermittenti, non appartengono alla vita!” dice l’uomo disincantato e affrancato dalle questioni religiose. 

Ma neanche questo pensiero appartiene alla verità della vita, perchè non c’è niente di più realistico e antiretorico della nascita del Figlio di Dio. 

Una donna incinta prima del matrimonio non era un semplice “incidente di percorso”, ma condanna a morte: lapidazione per l’infedele gestante che, sempre da sola, era la colpevole. Va fatta fuori! Lì nasce Gesù. 

Tutt’altro che retorico, nel centro del proprio disagio e della disperazione, per Giuseppe, ridare voce alla Voce, agli angeli della Scrittura, alla giustizia del cuore e non al cuore della giustizia:  “mentre stava considerando queste cose”, ossia, la sua disgrazia, la sua donna gravida e fecondata non da lui, Giuseppe decide di amare. Lì nasce Gesù.

Quando si desta, Giuseppe “fa come gli ordina il Signore” … ; Giuseppe ri-sorge, ri-orientato nel suo dis- orientamento, da Colui che gli chiede di sperare ancora, accogliere, anche nel più buio della sua rabbia, della sua notte, del suo risentimento e della sua disperazione.  Lì nasce Gesù. 

E così il Vangelo riattiva  la possibilità dei nostri natali. Lì nasce Gesù. 

Tutto, ma non retorica. Benvenuti nella vita.