PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA

SEGNALETICA DI STRADA 

 In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

La scorsa settimana ci eravamo lasciati con una bellissima frase di Gesù, che poteva costituire il ponte di passaggio dall’ordinarietà del tempo al  territorio della Quaresima: “L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male”. Di questo si tratta: quando parliamo di buono o cattivo, parliamo di vita o di morte. Parliamo, insomma, di questioni CRUCIALI, e guarda caso, il cammino verso la Resurrezione lo si percorre proprio prendendo in considerazione la CROCE di Gesù. L’aggettivo CRUCIALE deriva dal sostantivo CROCE. E la Croce, in Gesù, non è semplicemente lo strumento della tortura e della morte, ma il frutto della decisione, di donare la vita sino alla fine. Per Gesù ha preso quella forma. Per ognuno di noi, se vogliamo immergerci e farci abitare dalla vita, avrà mille volti diversi, quelli che competono il nostro fare e il nostro abitare il mondo così come siamo. La parola CROCE, poi, ne evoca un’altra, ossia l’INCROCIO: l’incrocio è il luogo della decisione e della direzione, e a seconda delle mie scelte le mete saranno molto differenziate. La questione ha abitato Gesù per tutta la vita, Luca parla di 40 giorni, ma 40 ricorda quarant’anni di deserto per percorrere la segnaletica che porta alla Terra Promessa. Ogni giorno il mio sguardo è chiamato a posarsi sulla direzione dei passi che faccio: sono quelli giusti, creano fraternità, muovono vita, ricevono e danno luce? Perchè sempre ci saranno forze avverse a volerci s-viare e dis-trarre dai nostri intendimenti e dalle nostre tensioni. 

L’Evangelista Luca le chiama TENTAZIONI, e riguardano il nostro modo di stare e relazionarci nei confronti delle COSE, degli ALTRI e di DIO. Noi siamo il frutto di questi legami. Siamo il tramite del loro sviluppo o del loro fallimento. Troppo facile leggere la realtà che  stiamo attraversando in questi giorni: trasformare le pietre in pane, o, per qualcuno il pane in pietre, la terra che dovrebbe ospitare e fare vivere ogni uomo in luogo di fuga e inospitalità. La crisi non riguarda solo il petrolio, ma anche il grano, effettivamente. Le pietre uccidono. Il grano non si muove e non si trasforma (la stessa barca … ); «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo» … inginocchiarsi al diavolo significa mettersi a servizio del divisore e della divisione … non c’è bisogno di commentare; «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui!” … Dio si sostituirebbe alle tue ali, alle tue parole, a quello che potresti e dovresti fare … ma Dio non si mette alla prova, si è fatto come noi per farci come Lui, e Gesù ha vissuto pienamente il suo essere Figlio di Dio essendo pienamente figlio di UOMO, non per mettere alla prova il Padre, ma per farsi guidare, vivere e illuminare dalla sua presenza trasformatrice e luminosa da spargere attorno a sè. 

Buon cammino … per strade giuste, di vita, di pace.

OTTAVA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO C 2022

DOV’É FINITO IL NOSTRO CUORE? 

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«
Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello:
“Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male
: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

Continua lo sferzante elenco dei detti di Gesù, inaugurato nel Vangelo delle beatitudini che abbiamo iniziato a leggere e spero a “contemplare”, ossia “rendere contemporaneo al nostro tempo”. Troppo facile, in questa terribile settimana, nella quale abbiamo assistito con ansia impotente all’inizio della guerra in Ucraina, leggere la storia con la parola di Gesù, che risplende in tutta la sua carica profetica dirompente:

1. Sei certo che il destino dell’Europa e del mondo (perchè, ricordiamo per chi lo avesse dimenticato, siamo tutti sulla stessa barca)  in un certo senso, in questo momento è guidato da due ciechi che si fanno guerra per esprimere la propria supremazia in modo direttamente proporzionale al festival della violenza inaugurato a colpi di missili, sanzioni, economie … e tanta povera gente, che, come al solito, paga le conseguenze dei deliri pazzoidi frutti di impostazioni economico-geografico-socio-politiche terrorizzanti e destabilizzanti. La storia NON è maestra di vita!   

2. Ciascuno cerca di togliere I PALI nell’occhio dell’altro. A me pare che qui ci sia scontro di travi, fermamente conficcati negli occhi – che impediscono di vedere – provare per credere! – ; … mi sa che è finito il tempo delle pagliuzze. Ricominci a vedere solo quando hai il coraggio di ammetterlo e cerchi di toglierli dal tuoi occhi. Fa un po’, male, è vero, ma si sa che la verità fa male, però “rende liberi”, umanamente signori.

3. Infine, “l’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male” … NOI SIAMO LA CASSA DI RISONANZA DELLE COSE CHE CI SONO DENTRO IL NOSTRO CUORE. Che cosa lo fa battere? Dove  risiede? Questa settimana ci si scambiano tante parole e preghiere a Maria e a Gesù, che facciano smettere la guerra, ma Loro NON POSSONO, perchè la mediazione salvifica oggi e sempre passa attraverso le mani, le parole, i cuori, le azioni di coloro che dicono di credere in Loro. Se i ferventi cattolici e ortodossi non lo capiscono, o non sono ferventi o non sono cristiani. 

Preghiera: “Maria, per favore, insieme a Gesù, abbiate tanta pazienza, siamo proprio degli stupidi a distruggere il mondo e il creato, non impariamo mai le lezioni che ci dà la storia, abbiamo una paura matta della morte e la provochiamo in tutte le maniere. Sappiamo che non possiamo chiedere miracoli perchè questi li dovremmo fare con le nostri mani, ma Voi, per favore, illuminate le nostre menti. Soprattutto quelle di coloro che ci guidano e ci governano – rappresentanti delle nostre scelte personali. Fate che il loro cuore e le loro menti siano abitate dal buon senso del desiderio della ricerca della pace e del possibile compromesso rispettoso di ogni possibile differenza … e non solo dal delirio di onnipotenza, figlio della disperazione e del vuoto.   Amen”. 

SETTIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO, C

 UOMINI, DONNE E … MOTORI  

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

 

Il motore del 2000 / Sarà bello e lucente / Sarà veloce e silenzioso / Sarà un motore delicato / Avrà lo scarico calibrato / E un odore che non inquina / Lo potrà respirare / Un bambino o una bambina / Ma seguendo le nostre cognizioni / Nessuno ancora sa dire come sarà, cosa farà / Nella realtà il ragazzo del 2000 / Questo perché nessuno lo sa / L’ipotesi è suggestiva ed anche urgente / Ma seguendo questa prospettiva / Oggi ne sappiamo poco o niente / Noi sappiamo tutto del motore / Questo lucente motore del futuro / Ma non riusciamo a disegnare il cuore / Di quel giovane uomo del futuro / Non sappiamo niente del ragazzo / Fermo sull’uscio ad aspettare / Dentro a quel vento del 2000 / Non lo sappiamo immaginare

 

Nel 1992, Lucio Dalla pubblicava una canzone molto intrigante e interessante per il suo testo che ho riportato. Mancavano 8 anni al fatidico inizio del terzo millennio, chissà cosa avrebbe avuto in serbo per il pianeta terra il futuro: le tecnologie oramai stavano sorprendendo sempre più  e aprendo scenari impensabili da un mese all’altro, la pace sembrava regnare incontrastata sulla vecchia Europa dopo anni di difficoltà, l’avvento dell’Euro avrebbe potenziato e unificato le economie del mondo … insomma … che cosa sarebbe ancora capitato? A quali meraviglie impensabili si stava accendendo? Il motore del 2000 si stava talmente perfezionando che lo avrebbe addirittura potuto  “respirare”  un bambino e una bambina.

E invece? Siamo nel 2022 e, se da una parte le tecnologie avanzano e prendono il sopravvento e gli scarichi sono sempre più calibrati, sembra che sul “ragazzo del 2000” la tecnologia onnisciente  non sia molto avanzata. Ancora lì, a sapere tutto del motore ma INCAPACE DISEGNARE IL CUORE del giovane uomo del futuro (e del presente), sempre  fermo sull’uscio ad aspettare.

Eppure il Vangelo oggi tratteggia una HEART MAP, una vera e propria mappa del cuore che secondo Gesù può permettere di USCIRE (non solo ai ragazzi) per scoprire che il mondo è molto più largo, profondo e interessante delle paralisi terrorizzate sull’uscio di casa. Già, Dio lo ricordava ad Abramo: “esci dalla tua terra” …

Il primo passo è l’inizio di un viaggio, il tuo! C’è questa strada pazza, pazzesca e illogica che sola è in grado di ridare vita alla vita: l’amore. Se la percorri troverai piano piano e imparerai a disegnare il cuore nuovo di un uomo nuovo. Sì, le cose che propone Gesù ai suoi discepoli, ossia a coloro che lo ascoltano, sembrano irraggiungibili, ma forse per questo sono interessanti, perchè il Vangelo non è un libro per perfetti, ma per gente in cammino, che si trasforma e non ha paura di evolvere.

Questa settimana prova a scegliere una frase da vivere, e ogni giorno prova a prendere i colori che ispira per disegnare di nuovo il tuo cuore. Io ne propongo una: “tutto quello che vuoi che altri facciano a te, tu fallo agli altri!” … Non un semplice NON FARE AGLI ALTRI, ma un interessante FA QUALCOSA DI BELLO, BUONO, UNICO, AMOREVOLE, IRRIPETIBILE per gli altri!

Interessante, crederci per provare, e scoprire che, forse, del ragazzo del 2000 e di ogni epoca della storia della terra qualcosa lo sappiamo, Gesù ce lo ripete tutti i giorni!

Ma … “a voi che ascoltate”, non a tutti

 

Per chi volesse ascoltare la canzone di Lucio Dalla clicchi su questa riga

SESTA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO, C, 2022

PIANTE …

 Dal libro del profeta Geremìa

Così dice il Signore:
«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamarisco nella steppa;
non vedrà venire il bene,
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo un corso d’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell’anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti».

Oggi cambio registro: anziché commentare il Vangelo delle Beatitudini, voglio parlare della prima lettura, tratta dal Libro del Profeta Geremia. La settimana scorsa sono stato chiuso in casa per via del COVID. Scendendo in Ufficio, una sera di fine settimana, quando ormai non c’era nessuno attorno a me, entro e mi trovo davanti a uno spettacolo terribile: le mie piante stavano tutte morendo. Nessuno le aveva bagnate. Di solito, in regime di normalità, la porta è sempre aperta è c’è sempre qualche gentile signora che entra per innaffiarle. Questa settimana la porta è stata chiusa: nessuno le ha bagnate. É stato un tonfo al cuore! Le ho bagnate pregandole di riprendersi e, il mattino dopo, quello che sembrava il triste spettacolo di una fine si è trasformato  in una resurrezione: piante rinate, con gli steli belli dritti, i fiori girati verso il sole e la conferma della parola di Geremia: se la pianta non viene piantata lungo corsi d’acqua e non stende le radici verso la corrente MUORE! Chiaro, continuano a esserci i periodi di caldo, ci sarà l’interminabile anno della siccità –  ma non teme – le sue foglie rimangono verdi, non smette di produrre frutti. Guardo le mie piantine rinate con un po’ d’acqua, leggo Geremia e mi dico: “aveva ragione, anche noi siamo così!”. Vivi perchè resi vivi, o morti perchè talmente presuntuosi da pensare che possiamo crescere isolati e distaccati dalla fonte della vita e dagli altri,  da vivere come poveri tamarischi che nascono e vivono nel cuore della sabbia e del deserto. Aridi e “incapaci di vedere il bene”, perchè quando non siamo collegati a quanto ci permette di farlo, mai nulla andrà bene. E allora, impariamo dalla pianta e questa settimana ogni tanto guardiamoci le radici … per chiederci se ci ricordiamo di innaffiarle e dove siamo piantati per trovare la nostra stabilità.  Per domandarci a che intensità di verde sono le nostre foglie e quanti frutti stiamo portando. Chiedo scusa se quello che dico è troppo semplice e ingenuo, ma mi viene da dire che tante volte le cose non sono poi così complicate da capire … 

QUINTA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO, anno C

 Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro,
abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «
Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».  E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Carissimi, avendo letto un commento stupendo, di Ermes Ronchi, a questo Vangelo, ve lo “incollo” così com’è, perchè è magnifico: “Comincia così la storia di Gesù con i suoi discepoli: dalle reti vuote, dalle barche tirate in secca. Linguaggio universale e immagini semplicissime. Non dal pinnacolo del tempio, ma dal pulpito di una barca a Cafarnao. Non dal santuario, ma da un angolo umanissimo e laico. E, in più, da un momento di crisi. Il Signore ci incontra e ci sceglie ancora, come i primi quattro, forse proprio per quella debolezza che sappiamo bene. Fingere di non avere ferite, o una storia accidentata, ci rende commedianti della vita. Se uno ha vissuto, ha delle ferite. Se uno è vero, ha delle debolezze e delle crisi. E lì ci raggiunge la sua voce: Pietro, disubbidisci alle reti vuote, ubbidisci a un sogno. Gli aveva detto: Allontanati da me, perché sono un peccatore. Ma lui non se n’è andato e sull’acqua del lago ha una reazione bellissima. Il grande Pescatore non conferma le parole di Pietro, non lo giudica, ma neppure lo assolve, lo porta invece su di un altro piano, lontano dallo schema del peccato e dentro il paradigma del bene futuro: sarai pescatore di uomini. Non temere il vuoto di ieri, il bene possibile domani conta di più. Gesù rialza, dà fiducia, conforta la vita e poi la incalza verso un di più: d’ora in avanti tu sarai… ed è la vita che riparte. Quando parla a Pietro, è a me che parla. Nessuno è senza un talento, senza una barchetta, una zattera, un guscio di noce. E Gesù sale anche sulla mia barca. Sale sulla barca della mia vita che è vuota, che ho tirato in secca, che quando è in alto mare oscilla paurosamente, e mi prega di ripartire con quel poco che ho, con quel poco che so fare, e mi affida un nuovo mare. E il miracolo non sta nella pesca straordinaria e nelle barche riempite di pesci; non è nelle barche abbandonate sulla riva, ancora cariche del loro piccolo tesoro. Il miracolo grande è Gesù che non si lascia impressionare dai miei difetti, non ha paura del mio peccato, e vuole invece salire sulla mia barca, mio ospite più che mio signore. E, abbandonato tutto, lo seguirono. Che cosa mancava ai quattro per convincerli a mollare barche e reti per andare dietro a quel giovane rabbi dalle parole folgoranti? Avevano il lavoro, una piccola azienda di pesca, una famiglia, la salute, il Libro e la sinagoga, tutto il necessario per vivere. Eppure qualcosa mancava. E non era una morale più nobile, non dottrine più alte. Mancava un sogno. Gesù è il custode dei sogni dell’umanità. Offre loro il sogno di cieli nuovi e terra nuova, il cromosoma divino nel nostro Dna, fratelli tutti, una vita indistruttibile e felice. Li prende e li fa sconfinare. Gli ribalta il mondo. E i pescatori cominciano ad ubbidire agli stessi sogni di Dio”.

Auguri di una settimana con lo sguardo in avanti, disobbediente alle reti vuote e obbediente ai sogni!