MARTEDI 17 MARZO …

TERRENO MINATO

Buongiorno a tutti! 

Prima di riportare il testo del Vangelo di oggi e di leggerlo, vi chiedo di fare un esercizio. 

Per favore, provate a farlo, non abbiate fretta! 

Chiudo gli occhi e immagino una situazione nella quale, per qualsiasi motivo, volente o nolente, per sbaglio o per intenzione di farlo, ho deluso una persona alla quale voglio bene. L’ho delusa, l’ho fatta arrabbiare, l’ho allontanata da me. Continuo a pensare. A pensare come sto male, a pensare a quanto sono stato ingiusto o a quanto è stata ingiusta la vita a fare sì che le cose finissero così male … non ci dormo … mi ritorna questo pensiero inquietante. Poi un giorno, un messaggio, una telefonata,  la normalizzazione di un modo di parlare …. Sì, quella persona MI HA PERDONATO! … Richiudo gli occhi: il mio cuore riprende a battere, sono invaso dalla felicità, mi sembra di tornare in vita, perché fino a pochi istanti prima mi sentivo morto, lontano da un’altra persona ma anche lontano da me stesso … non si può vivere così. 

Bene, adesso siamo un po’ più pronti a capire la risposta di Gesù alla domanda di Pietro sul numero di volte che dobbiamo donare il perdono:  Non ti dico sette, ma settanta volte sette”. 

E allora io ribalto la domanda di Pietro e la faccio a me stesso: “IO, QUANTE VOLTE VOGLIO ESSERE PERDONATO QUANDO SBAGLIO?” … e qui, mi viene da alzare il dosaggio numerico … non so se bastano settanta volte sette. 

Dio con noi, ci promette Gesù, fa così … 

Io?

Ok, sono pronto a capire il Vangelo di oggi: 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Eh sì, il Vangelo e Gesù ci riportano sempre, ma dico SEMPRE, a noi stessi. 

E ci ricordano che con la misura con cui misuriamo sarà misurato a noi. Non è Dio. Siamo noi. 

E ci ricordano che quando preghiamo il Padre Nostro diciamo: “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” … 

“Luigi, quante volte vuoi essere perdonato, quando sbagli?” 

Per riflettere:

Chi devo perdonare? 

So perdonare me stesso? 

So perdonare anche se il mio perdono, giusto, non viene accettato?