2 MAGGIO, SABATO …

AUSTE!*

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, la Chiesa era in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.
E avvenne che Pietro, mentre andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli che abitavano a Lidda. Qui trovò un uomo di nome Enèa, che da otto anni giaceva su una barella perché era paralitico. Pietro gli disse: «Enèa, Gesù Cristo ti guarisce; àlzati e rifatti il letto». E subito si alzò. Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore.
A Giaffa c’era una discepola chiamata Tabità – nome che significa
Gazzella – la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine. Proprio in quei giorni ella si ammalò e morì. La lavarono e la posero in una stanza al piano superiore. E, poiché Lidda era vicina a Giaffa, i discepoli, udito che Pietro si trovava là, gli mandarono due uomini a invitarlo: «Non indugiare, vieni da noi!». Pietro allora si alzò e andò con loro.
Appena arrivato, lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto, che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro. Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi, rivolto alla salma, disse: «Tabità,
àlzati!». Ed ella aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere. Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i fedeli e le vedove e la presentò loro viva.
La cosa fu risaputa in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore.

Un pensiero:

I latini dicevano: “nomen omen est”, ossia, “il nome è una promessa, un impegno”. Noi diciamo un po’ più volgarmente: “tutto un programma!”. 

Oggi vorrei che pensassimo questo adagio in riferimento alle persone, incontrate da Pietro, di cui parla il libro degli Atti degli Apostoli. 

Enea.

Beh, anche a chi non l’ha mai studiato, non può non venire in mente l’Eneide (che narra, appunto, le gesta del guerriero Enea) e l’Iliade di Omero. 

Enea è uomo dell’azione, della guerra, dei viaggi, del fato, dell’affidamento agli dei. Insomma, dici Enea e pensi al peperoncino, a una vita scoppiettante e mai ferma, piena di avventure. Una vita …piena di vita! 

Non così per il “povero” Enea della nostra lettura, che da otto anni giaceva su una barella perché era paralitico. Si direbbe più un anti-Enea che un vero Enea, si direbbe il contrario delle movimentatissime gesta, che riceve in eredità quasi indiretta, colui che porta questo nome. 

E poi Gazzella, Tabità. 

Chi di noi non si intenerisce di fronte a questo meraviglioso mammifero, corridore della Savana, che può raggiungere i 50 km orari? Corridore per vocazione. Corridore per necessità, se pensiamo alla storiella del leone che la rincorre … Corridore, dunque, per vivere! 

Negli Atti degli Apostoli, Gazzella, che era una donna,  in quei giorni si ammalò e morì. 

Insomma, sembra di trovarci davanti a una situazione che ti fa pensare: “ma noi non siamo fatti per questo!”. 

Vero! Infatti siamo fatti per camminare, correre e vivere! 

É interessante il comando che Pietro dà a entrambi i miracolati dall’incontro, attraverso di lui, con Gesù: “ALZATI!” 

Già: prima di camminare, di riprendere le proprie attività, di rifare il letto, occorre fare anzitutto questa cosa: ALZARSI. 

Alzarsi per rimettersi a respirare in modo nuovo, alzarsi per pensare che non possiamo rimanere “coricati” nei nostri pensieri che bloccano il flusso della vita, alzarsi e rimettersi a pensare, da una nuova posizione, il senso delle cose. 

É anzitutto un annuncio di LIBERAZIONE, un moto di GIOIA, di ESULTANZA, per mutare il nostro stato di vita pieno di odio, pregiudizi, morte  e risentimenti che ci fa coricare in noi stessi. 

Dal GIORNO DI PASQUA, l’uomo CAMBIA POSIZIONE, deve cambiare il proprio modo di pensare:  passare da un cuore imprigionato a un cuore libero. Come Pietro dopo la Resurrezione, che sembra avere ammorbidito la sua vita e il proprio nome, duro come la roccia,  davanti al Risorto che ha convertito le sue paure, per suggerire a noi  di immergerci nel nome di Gesù: per ricevere il suo Spirito di vita. 

Questi giorni l’Enea e la Gazzella frustrati che ci sono in noi lo sentono in modo netto: si manifesta ciò che prima era occultato:  il non senso di tanti nostri modi di vivere. 

Il mondo in cui viviamo (e anche il nostro modo) però, non vuole che meditiamo e pensiamo queste cose: ci chiede invece di terrorizzarci davanti alla TV. Non ci chiedono di mutare la mente (per tutta la Quaresima non dicevamo “convertitevi”, ossia, cambia modo di pensare?) , perché se mutiamo la nostra mente e gli togliamo il FONDAMENTO scopriamo che molte della sue concezioni sono semplicemente folli, e, anziché farci correre e vivere, non fanno altro che “farci sognare” il momento di “tornare a letto”.

Altro che “alzati”!  

(*”alzati” in piemontese)