NATALE 2022 – GRUPPO CUCITO e RICAMO

In Parrocchia, tra le tante realtà belle, ce n’è una bellissima!

Un gruppo di donne che silenziosamente e sorellosamente, con grandissima creatività e generosità, si ritrova tutte le settimane per creare quelle meravigliose opere che vendono ai Mercatini di Natale della Solidarietà.

Il ricavato delle loro “gioiose fatiche” lo devolvono INTERAMENTE per necessità varie “a km zero”, ossia di persone e realtà conosciute. Si tratta ogni anno di migliaia di euro.

Grazie di cuore per il vostro meraviglioso esempio di carità: silenziosa, generosa, creativa, senza protagonismi e piena di frutti meravigliosi. Abbiamo tutti da imparare!

E tra l’altro, mi hanno detto di RINGRAZIARE chi ha acquistato qualcosa, per il bel gesto compiuto!

Grazie per il meraviglioso coordinamento di Giovanna e Antonella.

Domando scusa per le foto “banalissime”, ma insomma, ritraggono la nostra normalità di persone che quando uniscono le forze, “senza posa ma con il cuore generoso”, sono capaci di FARE MIRACOLI!

GRAZIE A VOI! 

 

Per la dedizione, l’amicizia, la generosità e la fede nei miracoli dell’amore.

Se qualcuno vuole aggregarsi … è BENVENUTA/O.

don Luigi 

TERZA DOMENICA DI AVVENTO

LA VENDETTA DI DIO

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

Nella prima lettura, tratta dal libro di Isaia, c’è un’espressione interessantissima: «Coraggio, non temete!  Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina.  Egli viene a salvarvi». Fantastico! Noi quando pensiamo alla vendetta ci terrorizziamo, perchè sappiamo che le risposte ai nostri errori sono sempre decuplicate in intensità negativa. Per Dio non è così: la sua unica vendetta è salvare le nostre vite. Dio non si vendica su di noi, magari sul male, sul peccato, sulla morte. A noi l’apertura di un cuore capace di accogliere e fare spazio all’annuncio della vita. Leggevo un mistico indiano che scriveva queste parole: “CONOSCERE DIO SIGNIFICA CELEBRARE IL FUNERALE DI TUTTE LE NOSTRE TRISTEZZE”. Ecco il senso del nostro credere, che non è la cancellazione dei problemi, ma la capacità di attraversarli sapendo che la meta è garantita e che possiamo farlo da “non abbandonati”. 

Per questo Giacomo nella seconda lettura ci insegna a “guardare al contadino”. “Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina”. La vicinanza è sempre realizzazione di un desiderio di reciprocità. É inutile che qualcuno mi voglia stare vicino se io non lo voglio. Non capiterà nulla. Ma “il Regno di Dio” è vicinissimo, è “dentro” di noi … e allora questo Natale potrebbe essere invito a “rientrare”, a nuovi affondi di profondità per cercare il tesoro e la perla preziosa in grado di rivoluzionare la vita. Con costanza. Senza scoraggiamenti. 

Matteo ci ricorda che: “I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo” . Chi sono questi tali? Coloro che decidono di cercare la salvezza in Gesù credendo che Lui è il Salvatore di cui c’è tanto bisogno. Sarebbe bello questa settimana provare a interrogarci: “Quali sono le mie cecità? Cosa c’è che non voglio vedere e cambiare? Cosa vuol dire riprendere dei cammini decisi anziché zoppicare senza mete e decisioni? Che cosa mi “distanzia” come un intoccabile lebbroso da certe persone, certe situazioni, certe realtà? Cosa posso fare per riavvicinarmi a esse? Forse c’è una parola detta da Gesù da riascoltare per guarire le mie sordità interiori? Il mio Natale, quest’anno, cosa vorrebbe fare risorgere nella mia vita? So ogni tanto abbandonare la presunta ricchezza della mia autoreferenzialità per fare un po’ di spazio alla ricchezza del Vangelo? 

SECONDA SETTIMANA DI AVVENTO – A

GRAZIOSA RUVIDEZZA 

 Dal Vangelo secondo Matteo

In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò
ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

Ringrazio il cielo per tutte le volte che mio papà e mia mamma mi hanno sgridato se da piccolo giocavo con il coltello, oppure mi avvicinavo al fuoco, anche per quando hanno alzato la voce e magari per quello schiaffetto partito al momento giusto e la discussione persa come monito di collegamento di azioni e conseguenze e consapevolezza che non tutto quello che si fa effettivamente fa bene. 

Sembra fuori luogo leggere il “tono” adoperato dal Battista per annunciare il Messia: scure alle radici degli alberi, ira imminente, fuoco inestinguibile. Ma che sarà? Giovanni significa GRAZIA DI DIO, ma non pare. Se questa è la grazia di Dio! In realtà la grazia di Dio non è nella veemenza delle parole di Giovanni e neanche nei rimproveri di mamma e papà, ma nel frutto che nasce quando si riprende a percorrere una buona strada. Ma siamo poi così certi che un genitore che non riprenda il proprio figlio, non lo avvisi dei pericoli che corre, non gli indichi la strada che porta alla vita magari anche con passione e livore, sia proprio un buon genitore? Grandi dubbi. Ben venga uno che sveglia dai torpori mortiferi che ci stanno portando verso il nulla e l’insignificanza. Ben venga la scure che toglie tutte quelle parti mezze morte che non fruttificano e succhiano linfe buone (Gesù non aveva detto che il vignaiolo pota la vite perché porti più frutto?). É sempre così: si toglie per avere, si rinuncia per possedere … la solita logica illogica del Vangelo che porta alla felicità perchè alla fine dice di seguire un’unica direttiva sensata: l’amore! E cosa c’è di più illogico e insensato? Nulla! 

Bene, il Regno si avvicina, è DENTRO: apriamo gli occhi, entriamo dentro di noi e riscopriamo l’arte dell’ordine. A volte la chiarezza fa immediatamente male, ma poi riapre gli spazi del futuro. E del NATALE: di Gesù e nostro.

PRIMA DOMENICA DI AVVENTO

OGNI ORA VA BENE!

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono
i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché,
nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Sta iniziando il Tempo di Avvento e speriamo che non sia come “i giorni di Noè”.  

Cosa sarebbero questi giorni di Noè? Sono quelli come i nostri, dove capita di tutto, si vive, si mangia, si beve; In Genesi c’è anche scritto che “la terra era diventata un covo di violenza” e le persone che passano vicino alla casa di Noè lo vedono intento a fare una cosa un po’ strana: costruire una nave, una barca nel mezzo delle colline, ma la cosa non dice molto, perchè si sa,  la vita è pai d’na barca n’tel bosc … solo che stavolta la barca non è il segno della remissione e dell’impotenza, ma l’offerta di una salvezza e di un futuro, e quello che sembra doversi ripetere all’infinito… cambia! (COME MI COMPORTO DI FRONTE AI SEGNI CHE VEDO ATTORNO A ME?)

Già, il problema che di solito impedisce alle nostre vite di festeggiare CONCRETAMENTE un vero Natale, ossia una nascita e un rinnovamento di noi stessi in quel Gesù che viene a portare una Parola diversa e la vita è possibile solo a patto di smettere di NON ACCORGERCI DI NIENTE e ci svegliarsi dai nostri letarghi indifferenti così troppo spesso divorati dai tran tran dei nostri vortici quotidiani che nulla hanno da dire e apportare alla nostra rassegnata attività onirica: non si sogna più! (CHE SOGNI HO? NE HO ANCORA? SO ELENCARLI?) 

E invece si può sognare ancora! Questo ci dice il Vangelo. É chiaro che Dio non ha mai mandato nessun diluvio e non ha mai distrutto la creazione, anzi! L’arca era proprio la piattaforma di salvataggio e di un nuovo inizio! Chissà se abbiamo voglia di farci interpellare dal richiamo di questo “ennesimo” avvento per farlo diventare una forza in grado di segnare positivamente e potentemente la nostra vita? Basta un po’ di attenzione. L’umiltà di riconoscere la nostra verità alla luce della Luce, e … non ci sarà diluvio che tenga! Ogni ora è buona! La nostra ignoranza a tale proposito apre le possibilità al campo dell’infinito! (CHE IMPEGNI MI PIACEREBBE PRENDERE PER DARE AL MIO TEMPO UNA NUOVA DIREZIONE E PROSPETTIVA?) 

RITIRO SPIRITUALE DI AVVENTO

“TENDERE, ATTENDERE E FARE ATTENZIONE ” 

Per chi vuole, domenica prossima, PRIMA DOMENICA DI AVVENTO faremo un ritiro spirituale, nella Chiesa Parrocchiale del Divin Maestro,  sul tema “TENDERE, ATTENDERE e FARE ATTENZIONE: tre verbi per riscoprire il nostro NATALE in Gesù“. Ci ritroviamo alle 15,30 in Chiesa, segue riflessione su un brano del Vangelo, Adorazione silenziosa con possibilità di confessarsi e benedizione finale. Tutti BENVENUTI! Fatte passare voce se sapete che qualcuno è interessato.

FESTA DI CRISTO RE DELL’UNIVERSO

STRANI TRONI … 

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece
non ha fatto nulla di male».
E disse: «
Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Un amico ha detto: “ma come mai leggono il Vangelo di Pasqua se tra un mese è Natale?”. Forse perchè all’inizio e alla fine dell’anno liturgico ci dobbiamo ricordare che NATALE è nascere per diventare nuovi, mentre la festa di Cristo Re è la celebrazione della consapevolezza che questa novità non è una questione legata ai primi anni della nostra vita, ma la condizione permanente di chi rinasce continuamente nel Signore Gesù e sa che il suo Regno ha come trono la Croce di quell’amore incondizionato che non viene mai meno a chi gli si accosta con fiducia. E soprattutto di quell’amore che non finisce mai, neanche davanti alla morte. 

Colpisce il cuore la fedeltà di Gesù al Padre sino alla fine, che corrisponde al desiderio di non salvare se stesso – come gli dicono per ben tre volte sotto la croce e gli aveva già proposto il diavolo nella triplice tentazione del deserto – ma, come atto conclusivo della sua vita, salva l’ultimo della terra: un malfattore. Mentre in tutte le religioni è l’uomo che cerca Dio, qui è Dio che per primo e sino alla fine ci viene a cercare. Prima sollecitazione: io so fare gesti che pensano prima agli altri che a me stesso? 

L’altro malfattore riconosce la vera identità di Gesù: Colui che “non ha fatto nulla di male”, ma, anzi, è passato “facendo il bene”. Cosa vuol dire per me meditare la bontà di Dio e riconoscere il mio male? So ancora riconoscere il mio peccato, ossia, tutti quei gesti, parole e pensieri che mi dividono dalla fonte della vita e dai miei fratelli? 

“Gesù, ricordati di me!” Tutti noi abbiamo un tacito terrore che percorre, con o senza voce, il nostro cuore: la paura di essere dimenticati … se nessuno si ricorda di noi vuol dire che non siamo amati. La risposta di Gesù è immediata: da OGGI … Lui ci promette che non si dimenticherà mai ; quando celebriamo la Messa all’elevazione diciamo FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME … noi che pretendiamo da Gesù di essere ricordati, ci ricordiamo di Lui?  

ESERCIZI DI VANGELO 

  1. Provo a scrivere cosa significa per me usare il mio AVERE, il mio POTERE e il mio APPARIRE non per asservire gli altri ma per servire i miei fratelli.
  2. La sera, prima di addormentarmi, o in un momento di silenzio della giornata, rileggo il tratto della Lettera ai Colessesi di Paolo . Ecco il testo: “Fratelli, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce.
    È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre
    e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore,
    per mezzo del quale abbiamo la redenzione,
    il perdono dei peccati.
    Egli è immagine del Dio invisibile,
    primogenito di tutta la creazione,
    perché in lui furono create tutte le cose
    nei cieli e sulla terra,
    quelle visibili e quelle invisibili:
    Troni, Dominazioni,
    Principati e Potenze.
    Tutte le cose sono state create
    per mezzo di lui e in vista di lui.
    Egli è prima di tutte le cose
    e tutte in lui sussistono.
    Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
    Egli è principio,
    primogenito di quelli che risorgono dai morti,
    perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
    È piaciuto infatti a Dio”
    che abiti in lui tutta la pienezza
    e che per mezzo di lui e in vista di lui
    siano riconciliate tutte le cose,
    avendo pacificato con il sangue della sua croce
    sia le cose che stanno sulla terra,
    sia quelle che stanno nei cieli.