Per chi desidera, stasera, giovedì 9 dicembre, alle ore 21,00
SECONDA DOMENICA DI AVVENTO
DESERT-ARE
Dal Vangelo secondo Luca
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».
Per chi vuole suggerisco tre piste potenzialmente feconde del Vangelo, per la riflessione e il cammino della settimana.
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare: Luca è attento a dire una data, un momento preciso. La Parola di Dio si “ambienta” e “capita” sempre nello spazio della realtà, di una storia bella e buona che si mette in dialogo. L’avvento potrebbe essere un momento molto favorevole nel quale ci domandiamo: quali sono i nostri TEMPI PRECISI nei quali permettiamo alla Parola di “accadere” nelle nostre vite per emanciparle, fecondarle, riaprire con spazi di speranza e voglia di procedere? Perchè il problema è che siamo costantemente in “stato di sequestro” da mille cose e preoccupazioni che vogliono distrarci, riempiendoci di stordimenti e luci che non saziano mai la nostra fame di cose vere , buone e realmente corrispondenti alla sete dei nostri cuori (ogni burrone sarà riempito).
Nel deserto: Il deserto non è tanto un luogo fisico e geografico, quanto una predisposizione veritativa della nostra anima, un ambiente esistenziale. É lo spazio dell’essenza e dell’assenza: nel deserto sai di avere bisogno di un bicchiere di acqua pulita, di un po’ di pane, e questo è sufficiente per rialzarsi e riprendere il cammino. Il deserto è il luogo dove le cose essenziali ti fanno capire quali sono le grandi assenze e i grandi vuoti che occupano gli spazi dei cuori e, di conseguenza, le cose che li occupano in modo prepotente e inutile. L’Avvento è tempo per chiedermi: “Ma cosa sto aspettando? Cosa vorrei fare fuori? Di cosa ho veramente fame e sete? Perchè non sono contento e sono così inquieto?”
La regione del Giordano: É il confine con la terra della libertà e della promessa, quello che siamo chiamati a percorrere e a varcare mille volte nella nostra vita, perchè sempre siamo “in esodo”, in cammino di uscita, di approfondimenti e di crescita. E la terra promessa continua a essere una promessa senza fine. Se la Parola scende, come è scesa su Giovanni, e viene accolta in un momento scelto, in un deserto accogliente e nello spazio del nostro desiderio di crescere e liberarci, anche quest’anno, sono certo, questo Natale sarà un Natale di novità e di rinascita.
INCONTRO SULLA PAROLA DI DIO
GIOVEDÍ, ORE 21,00
https://meet.google.com/nwv-jifs-ppn
RITIRO SPIRITUALE DI AVVENTO
ALLE ORE 15,30
http://meet.google.com/nsj-hfix-gvd.
PRIMA DOMENICA DI AVVENTO
Vento di Avvento
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 25«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. 34State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; 35come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
VENTO DI AVVENTO. Come una folata di vento o una pioggia che ridà profumo all’aria – profumo che a volte non si ricorda, tanto siamo assuefatti all’inquinamento cittadino – il Vangelo di questa domenica inaugura il periodo dell’Avvento che ci prende per mano per condurci a celebrare il Natale. E ben venga che Gesù adoperi questo linguaggio esplosivo, sferzante e scoppiettante: il Vangelo è una rinascita, una parola talmente forte, bella e incisiva che non può lasciare indifferenti neanche gli astri del cielo e i nostri personalissimi astri scelti per illuminare, scaldare e orientare le nostre vite, ma che, ogni tanto, hanno bisogno di cambiare le pile … perchè le pile si scaricano, la vita mette continuamente alla prova e l’energia ha bisogno di essere rinnovata e riconnessa con la sua fonte … altrimenti finisce. Forse se guardassimo con attenzione il display della nostra anima noteremmo che le tacche della batteria sono molto basse, al limite dell’esaurimento.
IL PERICOLO DELL’OBLIO. Gesù, come un buon padre e una buona mamma, che col proprio figlio distratto ogni tanto devono alzare la voce per non farlo incorrere in qualche grave pericolo, nel Vangelo di oggi ci ridice il segreto della nostra rigenerazione: il coraggio dell’attenzione! Sì, il problema del nostro tempo è sempre il solito: siamo distratti, ossia tratti-continuamente-altrove da centomila affanni che ci fanno dimenticare il centro che equilibra le cose della vita. Un po’ di sano timore di crollo non è paura, ma sana adrenalina che rifocalizza i segni della vita che meritano di nuovo di acquisire da parte nostra il loro giusto posto. Gesù non è originale per il linguaggio, basta vedere il Tg per scoprire le stesse cose angoscianti e paurose, ma è originale perchè ORIGINE DI UNA DIFFERENZA!
LA BUONA NOTIZIA. Il Vangelo infatti è solo e sempre questo: UNA BUONA NOTIZIA. E la buona notizia c’è: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. Che meraviglia sapere che c’è sempre qualcosa che non passa. Anche se passa il cielo e la terra. Garanzia di custodia, di destinazione buona, di senso in mezzo al non senso. Questo è Gesù e questo è il Vangelo ogni volta!
LA FINE DI UN MONDO. Torniamo al Centro perchè le nostre attese (ne abbiamo ancora?) si trasformino in novità ! Detto liturgicamente: affinché il nostro AVVENTO si trasformi in NATALE. Gesù ci suggerisce come si fa: VEGLIATE IN OGNI MOMENTO PREGANDO! Non è frase per addetti ai lavori, ma invito per chi è impegnato a cercare un perchè: vegliare significa fare attenzione, e pregare significa avere la consapevolezza costante e il desiderio di prendere come compagno di viaggio del nostro tempo il Signore Gesù e la sua Parola.
Questa è la DIFFERENZA. Questo significa incrociare le nostre dita con quelle di Gesù per riprendere nuovamente Dio … nelle nostre mani! … BUON AVVENTO A TUTTI!
INCONTRO SULLA PAROLA DI DIO
Stasera alle 21
https://meet.google.com/ooy-vzsx-ude
FESTA DI CRISTO, RE DELL’UNIVERSO
DALL’ ALFA ALL’ OMEGA!
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
E ti viene subito in mente: “guarda come sono cattivi Pilato e i dottori della Chiesa” e … “guarda com’è bravo Gesù”, per il loro modo di vivere il rapporto con il potere. I primi lo usano per loro stessi, Gesù lo adopera per gli altri. Tutto vero, ma non tutto esatto questo giudizio negativamente moralistico, perchè il POTERE – ossia ciò che POSSIAMO fare noi per dare senso alla nostra vita – sta molto a cuore al Vangelo. Noi siamo abituati a pensare il nostro legame con Dio più sotto la lente del DOVERE, ma se il nostro dovere non promana dal nostro desiderio di fare qualcosa per POTERE FARE qualcosa di sensato, buono e significativo, diventa mero esercizio esteriore privo di anima e di vita, perchè lì dentro non ci siamo noi. Il potere non è un problema, il problema per il Vangelo è se il suo esercizio mira il senso delle cose in modo giusto o errato, perchè a seconda di cosa punta dipende il nostro vivere e il nostro morire. Dunque, non dobbiamo solo domandarci che cosa “dobbiamo” fare, ma anche che cosa POSSIAMO FARE, che cosa POSSIAMO VOLERE e che cosa VOGLIAMO POTERE. Il Signore Gesù ogni domenica ci dà delle indicazioni molto precise, e i dialoghi con i personaggi che incontra – oggi si tratta di Ponzio Pilato – in fondo ci rappresentano benissimo.
Anche noi siamo chiamati a domandargli se Lui è veramente un Re, o meglio, se è il nostro Re. Anche noi siamo interpellati a fare diventare le domande che Gli rivolgiamo delle domande che “ci riguardano”, ci aiutano a essere, ad accrescere e fare fiorire il nostro stare al mondo, attivi e presenti a noi stessi e ai nostri cammini. Pilato è un po’ “distratto” e superficiale in realtà, fa le domande ma non attende le risposte, perchè a lui interessa solo mantenere la sua posizione dominante, e il modo di Gesù di esprimere la sua regalità lo fa ridere. Uno che accoglie, perdona, guarisce, ama … come può essere un re? I Re fanno il contrario. Il problema è che Pilato non capisce che la regalità è una condizione che riguarda anzitutto l’anima e, in un secondo momento la sua esternazione in gesti concreti. Non capisce che la regalità non è legata a ciò che si possiede, ma è la condizione umana di chi senza paura si dona per dare senso al proprio esistere. Pilato non capisce e muore di paura, Gesù “sta nella verità” che è il Padre e vive di libertà.
Per questo … è il vero RE! E così rende “signori” tutti coloro che decidono di seguirlo come loro Signore.
INCONTRO DEL GIOVEDI SULLA PAROLA DI DIO
Stasera, alle ore 21,00
https://meet.google.com/mqz-gduv-vjh
PASSEGGIATA COMUNITARIA AL PARCO TANARO
DOMENICA 21 NOVEMBRE, CON PARTENZA DALL’ORATORIO ALLE ORE 14,30, CAMMINATA INSIEME AL PARCO TANARO (DURATA CIRCA 2 ORE). NON BISOGNA ISCRIVERSI, BASTA PRESENTARSI! VI ASPETTIAMO 😃🚶🏼♀️🚶🏼
XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
DISASTRI e DESIDERI
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
Gesù era un osservatore. Domenica scorsa, sentivamo che si era seduto davanti al tesoro del Tempio per vedere “come” la gente faceva le offerte. Gesù, uomo di qualità – che impara attentamente dalla realtà che lo circonda per scoprire che all’occhio e al cuore attenti “tutto parla” – oggi ci chiede di imparare dalla pianta del fico il processo della maturazione del frutto, che è sempre una dinamica di cambiamento: da un ramo nudo, a dei teneri germogli che si trasformano in foglie e iniziano a generare frutti dolcissimi.
Anche il Regno di Dio è come la pianta del fico: chi lo accoglie vede che nella sua vita le cose cominciano a trasformarsi. É vero, a volte la sua logica è un po’ scomoda perchè pone davanti a quella verità che “mette a nudo” le piante come la stagione dell’autunno; che fa sentire spaesati e abbandonati come una folata di vento invernale che soffia su rami apparentemente inerti e abbandonati; che premia la tenacia di chi sta e permette alla Parola di portare frutto e concimare le radici della propria vita e a un certo punto fa respirare il profumo della primavera; per accorgersi con gioia che, quella che sembrava una morte in realtà si sta finalmente rivelando una vita piena e generosa, estiva. E Gesù lo dice: è venuto affinché chi accoglie Lui porti molto frutto.
E allora ben venga se seguire i passi del Maestro ogni tanto porta al fallimento le nostre “cosmologie esistenziali”. Dove i cieli riflettono pallide luci di soli opachi, flebili raggi lunari che, più che illuminare, rendono assai “lunatici” coloro che li ricevono, stelle che smettono di rimanere attaccate al cielo delle illusioni, e sgonfiano la tronfia processione di quelle che noi, personalmente, abbiamo nominato nostri riferimenti. Anche le “star” di Hollywood hanno bisogno di qualche “ritocchino” estetico ogni tanto … ; e allora ben venga. Ben venga che certe luci lascino spazio ad altre più luminose, ben venga che la luna rifletta la potenza e il calore di un astro affidabile, ben vengano i disastri (caduta di astri) se sono in grado di accendere desideri (dalle stelle) in grado di rifarci sperare, vivere e fruttificare con lo sguardo elevato verso la vita, verso Gesù, verso il Suo Regno e dunque … per la nostra terra. Quindi, nessuna paura, nessuno sa quando, eccetto chi vuole fidarsi e si mette in cammino!