20 GIUGNO 2025
INCONTRO SULLA PAROLA DI DIO DOMENICALE
Per chi vuole, appuntamento stasera alle ore 21,00
SOLENNITÁ DELLA SANTISSIMA TRINITÁ
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: 12«Molte cose
ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di
portarne il peso.
13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta
la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò
che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio
e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è
mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio
e ve lo annuncerà».
Ho letto che un giorno Mons. Tonino Bello decise di scrivere una lettera alla sua Diocesi sul tema della Trinità. Però desiderava che la capissero tutti, anche la persona più semplice e meno istruita. Decise allora di farla leggere a un suo prete che lavorava con gli zingari, il quale gli disse che non si capiva niente, e che lui, quando doveva parlare della Trinità, diceva che Dio non è una somma, 1 + 1 + 1, bensì frutto di una relazione e di una reciprocità senza fine, ossia 1 x 1 x 1.
É un esempio molto bello, un modo preciso per descrivere il volto del Dio di Gesù Cristo: un essere continuo uno per l’altro e uno nell’altro per potere raggiungere tutti quanti noi.
Il Padre è Colui nel quale si trova costantemente Gesù: “io e il Padre siamo una cosa sola”, lo Spirito è il modo eterno e totale di Gesù per rimanere con noi: “Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò
che avrà udito e vi annuncerà le cose future”.
Ora, il libro della Genesi ci dice che noi siamo creati “a immagine e somiglianza di Dio”, ossia, anche noi possiamo ESSERE solo quando scopriamo la nostra chiamata alla fraternità e all’amore, al rispetto e all’azione responsabile e consapevole, all’empatia e alla considerazione del dolore dei fratelli come unico e riguardante tutti.
Capire Dio è difficile, ma capire noi stessi, a volte, ancora di più. Basta guardare il mondo.
E se questa settimana fosse il momento giusto per imparare a vivere una logica di relazione tra noi non più improntata su modalità belliche e neppure di supremazia, ma su atteggiamenti A FAVORE, ossia PER?
Forse sarebbe il modo più bello per onorare l’odierna solennità e vivere la nostra immagine e somiglianza con Dio
VI INVITO A LEGGERE AGGIORNAMENTO DEL DIARIO DAL CONGO DI ANSELME!!!
Avviso
L’incontro di stasera sulla Parola di Dio è sospeso.
PENTECOSTE – C
Dagli Atti degli Apostoli
At 2,1-11
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».
Nel corridoio delle suore Figlie di San Paolo, accanto alla nostra Chiesa del Divin maestro, c’è un poster che raffigura il mondo con tutte le bandierine dove sono arrivate per annunciare il Messaggio di vita e di salvezza di Gesù.
Di solito don Alberione e suor Tecla (fondatori), verso le metà del novecento, inviavano queste donne, arrivate dalle colline delle Langhe e del Roero, con un’istruzione elementare, ad “aprire case” e a portare l’annuncio del Vangelo dappertutto.
Immagino una di loro, che sapeva bene il piemontese, abbastanza l’italiano, arrivare a Tokyo o a Seul per parlare di Gesù … eppure …
Eppure ce la fecero, con grande fede e indomita confidenza nella Provvidenza di Dio e nel dono dello Spirito Santo, successe il miracolo, e, come capita nell’episodio raccontando in At, nella Messa di Pentecoste
CIASCUNO LI UDIVA PARLARE NELLA PROPRIA LINGUA. ERANO STUPITI E, FUORI DI SÉ PER LA MERAVIGLIA, DICEVANO: «TUTTI COSTORO CHE PARLANO NON SONO FORSE GALILEI? E COME MAI CIASCUNO DI NOI SENTE PARLARE NELLA PROPRIA LINGUA NATIVA?
“Sono piemontesi, come possiamo sentirle parlare coreano e giapponese?”
E perchè in Corea del Sud oggi ci sono più di 250 suore Figlie di San Paolo?
Avranno pensato così le prime persone che incontravano queste donne velate vestite di nero.
Ma c’è un particolare che permette di stupire e dare credito all’opera in atto:
CIASCUNO SENTE PARLARE NELLA PROPRIA LINGUA NATIVA
Eh sì, la lingua del Vangelo è lingua nativa: ossia capace di generare – come una mamma -, di educare all’umanità, di assegnare senso e contenuto alle relazioni interpersonali, di dare destinazioni compiute a quanto si fa, di nutrire …
Sì, questa è la lingua che possono davvero capire tutti i ricercatori di senso e di vita. In modo inequivocabile e insuperabile. Questo viene suscitato dallo Spirito Santo.
Sarebbe opportuno oggi pensare al nostro uso della nostra lingua e della nostra comunicazione (noi che ci diciamo cristiani), per chiederci: è NATIVA o MORTIVA (aggettivo che non esiste, ma significa portatrice di morte)?
Non voglio dilungarmi in esemplificazioni o elenchi, ma ciò che divide e confonde non è certo a servizio del Regno di Dio.
“Vieni, Spirito Santo, continua a iniettare in noi desideri di rinascita e di condivisione di passione per la vita e la fraternità”.
Sì, invochiamo lo Spirito su di noi, perchè anche noi diventiamo capaci, con il suo aiuto, di rinascere, ma sopratutto di istituire linguaggi di vita e di umanità che rendono vera la nostra relazione con il Vangelo di Gesù.
Questa settimana a chi devo rivolgere parole native?
AGGIORNAMENTO DEL DIARIO DEL CONGO 2025
INCONTRO SULLA PAROLA DI DIO
GIOVEDI 5 GIUGNO ORE 21
https://meet.google.com/awc-uwmp-jui
NOVITÁ – DIARIO DAL CONGO 2025
ANSELME É RIPARTITO PER IL CONGO! A PARTIRE DA OGNI INIZIA UNA RUBRICA, QUASI QUOTIDIANA, SUL SUO VIAGGIO . SI TRATTA DI UNA REALTÁ NELLA QUALE CI SENTIAMO COINVOLTI COME PARROCCHIA E PER LA QUALE VOGLIAMO DIRE TUTTA LA NOSTRA SOLIDARIETÁ, A PARTIRE DALLE INFORMAZIONI CHE IL NOSTRO CARISSIMO ANSELME CONDIVIDERÀ CON NOI IN TEMPO REALE.
PER LEGGERE IL DIARIO OCCORRE SCEGLIERE DAL MENÚ “DIARIO DAL CONGO 2025” E CLICCARE
BUONA LETTURA!
FESTA DELL’ASCENSIONE
Lc 24,46-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Oggi nella preghiera di colletta chiediamo:
CONCEDI CHE I NOSTRI CUORI DIMORINO NEI CIELI,
DOVE NOI CREDIAMO CHE OGGI È ASCESO
IL TUO UNIGENITO, NOSTRO REDENTORE.
Mi colpisce: cosa significa che i nostri cuori dimorino nei cieli, mentre le nostre mani e i nostri piedi devono rimanere ben saldi sulla terra? C’è una sorta di schizofrenia che a volte ha alimentato la storia della spiritualità, staccando la concretezza della vita da una presumibile sublimità – irraggiungibile ed eterea – della vita dello spirito.
Niente di più sbagliato: se c’è un libro che invita alla concretezza è proprio il Vangelo e soprattutto l’opera di credere nel Signore Gesù per seguirlo.
Ieri ci veniva incontro – per rispondere alla nostra domanda – la felice coincidenza della festa dell’Ascensione di Gesù al Cielo con quella della Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta.
Ascensione è iniziare a vivere una vita verticale non più appiattita su bisogni e contingenze prive di respiro, ma alimentata niente meno che dalla forza e dalla presenza di Dio.
Maria, quando diventa MADRE DI DIO e contemporaneamente e pienamente FIGLIA DI DIO, mettendosi al mondo nella gestazione dello Spirito donatole, come primo gesto “si alza in fretta e parte” per andare a trovare la cugina Elisabetta. Ma non soltanto per aiutarla, ma per condividere qualcosa che ancora più profondamente e misteriosamente era capitato alla sua vita con l’irruzione dello Spirito nei suoi giorni. Lo stesso dicasi per Elisabetta. C’è uno scambio di concretezze riconosciuto come generato dal Padre, che cambia assolutamente la realtà, la sostiene, la motiva, la accompagna. E nasce il Magnificat. Nasce la storia sacra.
La dimora del cuore (e della mente) è il luogo dal quale nascono tutte le nostre azioni: se il cuore dimora nell’orrore, la vita si trasformerà di conseguenza. Se il cuore abita altre dimensioni, idem.
Scrive bene Avveduto:
IL MAGNIFICAT È LA COLONNA SONORA DELLA NOSTRA ESISTENZA QUANDO CAPOVOLGIAMO I NASTRI DELLA NOSTRA DISISTIMA. ESCONO I DEMONI ED ENTRANO GLI ANGELI.
SE CAMBIA CIÒ CHE DICIAMO A NOI STESSI CAMBIA TUTTO.
IL MONDO È CIÒ CHE PENSIAMO DI NOI STESSI, ATTINGE DALLE NOSTRE VOCI, DAI NOSTRI GIUDIZI… IL MONDO NON SI SCRIVE DA SOLO, PRENDE I COLORI E I SUONI CHE GLI AFFIDIAMO.
Quindi, altro che astrattezza, nulla di più concreto!
Proviamo a materializzare e a dare corpo alla Parola che oggi ascolteremo a Messa, perchè, sempre più, il Verbo si faccia carne.
NEL GIORNO DELL’ASCENSIONE, GESÙ NON STA FUGGENDO, NON CI STA RIFIUTANDO, ASCENDE PER MEGLIO INCARNARSI;
È IN CERCA DI UN PEZZO DI CIELO IN OGNUNO DI NOI E SI PORTA NEL PUNTO PIÙ LONTANO DEL NOSTRO ESSERE, NON SI ESCLUDE DA NOI,
NON POTREBBE PIÙ FARLO, È INCATENATO ALL’UOMO DALL’AMORE, MA È PROPRIO QUEST’AMORE CHE LO FA ALLONTANARE PER STIMOLARE IN NOI PASSI DI RESURREZIONE. (EA II)