QUINDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
IL DOTTORE …
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Qual è l’obiettivo della tua vita?
Ieri mattina, durante il momento di preghiera degli animatori prima di iniziare le attività di Estate Ragazzi ho fatto loro questa domanda: “Ragazzi, qual è il vostro obiettivo?”. Ossia, a cosa mirate, dove pensate di arrivare, che cosa sognate, cosa guida i vostri desideri e la vostra libertà? Per qualcuno magari non è una “domanda da ragazzi” questa, perchè loro devono distrarsi, divertirsi; ma gli animatori del Divin, anche se hanno dai 14 ai 18 anni sono intelligenti, la capiscono. Anzi, mi pare che prima ci si ponga il quesito e prima si capisce come indirizzare i pensieri, le passioni, per dirla con Gesù “l’anima, la mente, le forze e il cuore”. E quando hai trovato questa calamita che unifica queste quattro fondamentali dimensioni della vita, allora hai trovato tutto, e inizi a viaggiare. Risplendi. San Paolo aveva trovato questa forza di attrazione sintetica in Gesù, al punto da arrivare a dire “tutto in Lui sussiste” (Seconda lettura). Anche il dottore della Legge, nel Vangelo, se lo domandava, perchè sentiva che la Legge da sola non gli bastava. Va da Gesù e chiede: “cosa devo fare per avere la vita … eterna?” … ossia non una vita “qualunque”, ma che sia sostenuta e radicata in qualcosa di INDISTRUTTIBILE. Di eterno.
Tentativi pratici di DISUMANIZZAZIONE
Eh già, proprio questa è la domanda fondamentale e insuperabile. Senza questa risposta tutto rischia di diventare vano. Un caro amico mi ha inviato un bell’articolo del Vescovo di Pinerolo che, citando una stupenda frase su Gesù di Christian Bobin scrive: “Forse non abbiamo avuto mai altra scelta che tra una parole folle e una parola vana”. É proprio così. Al di fuori delle proposte “folli” di vita e di amore che il Vangelo suggerisce ai suoi discepoli e a chi vuole seguire Gesù non può che darsi “vanità”. Il nostro perbenismo logico deduttivo e di buon senso, anche con le migliori intenzioni, non può reggere davanti al limite della vita. Solo l’Infinito può salvare il nostro finito, una vita di Dio vincere le nostre morti, un silenzio raccolto e pieno riempire i nostri chiassi che ci distraggono continuamente, un’eternità piena d’amore vincere i limiti delle nostre morti. Per questo bisogna tornare a farci le domande sul senso delle nostre vite. Altrimenti, se il nostro pensiero e i nostri cuori non sono sintonizzati sul quello che nobilita e valorizza le nostre esistenze rischiamo di finire – noi uomini che scendiamo da Gerusalemme a Gerico – vittime di quei briganti che ci vogliono denudare, derubare, dissanguare e lasciare mezzi morti. Ma né mezzi morti, né mezzi vivi a noi basta. Noi a Gesù chiediamo: cosa fare per avere la vita eterna!? A partire da adesso.
E il tuo obiettivo, qual è?
(Questa settimana proviamo a rispondere, dall’intensità della risposta dipende l’intensità della nostra vita)
INCONTRO SULLA PAROLA DI DIO
GIOVEDÍ 7 LUGLIO 2022
https://meet.google.com/gfy-fdwo-ibs
QUATTORDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
É VICINO!!!
DAL VANGELO SECONDO LUCA
In quel tempo1 il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: «Pace a questa casa!». 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: «È vicino a voi il regno di Dio». 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11«Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino». 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città. 17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli»
Nel momento in cui tutto sembra non andare, nel momento in cui non si è accolti, quando Gesù chiede ai suoi di andare come agnelli in mezzo ai lupi – e tutti sappiamo cosa capita a un agnello davanti a una belva (aiuto!) -, quando le risorse personali, le scarpe, gli attrezzi e le cose non sembrano corrispondere a quanto volevamo, bene!, proprio in quel momento il missionario diventa un annunciatore e può permettersi di dire: “è vicino il Regno di Dio”! Perchè? Perchè ha finalmente la possibilità di manifestarsi in lui e fare sperimentare che quello che appariva come la contraddizione da rifuggire attraverso le sicurezze, per cancellare l’assurdità e il non voluto della vita si è trasformato in luogo di pace perchè posto alla luce della signoria di Gesù e del Suo Vangelo. Perchè la vita ha deciso di rinascere da dentro (Regno di Dio che è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo) anzichè affidarsi alle fluttuanti variazioni della contingenza del quotidiano e degli stati umorali delle persone che apprezzano, giudicano e disprezzano; perchè non è il logaritmo che ti imprigiona ma il RITMO DEL LOGOS che ti libera, ossia del Vangelo a diventare la ragione della mia speranza; allora sì, proprio lì, abbandonata ogni difesa e scavalcata ogni trincea, posso accostarmi con fiducia a Gesù, “al trono delle sua grazia” per dirla con la Lettera agli Ebrei e nient’altro mi potrà difendere e dare la vita. Solo lì potrò scoprire che Gesù aveva ragione: la mia povertà diventa il luogo della manifestazione della sua potenza, che non è un attributo mondano, ma l’alleggerimento definitivo da quei pesi opprimenti con i quali avevo deciso di difendere a oltranza e senza possibilità, la manciata di giorni disperati e vuoti che mi erano stati consegnati. Ma non perchè essi siano tali, tutt’altro, ma io avevo deciso così! Che bello potere sperimentare: “io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi” … rallegrarsi che “i nostri nomi sono scritti in cielo”, ossia, che nessuna zolla di terra, nessun male, nessuna morte, nessuna pietra tombale sarà deposito dei nostri resti mortali, ma noi, in Dio, ritroveremo lo splendore della nostra identità e dei nostri nomi affidati all’infinito e all’Immensità nella quale siamo stati pensati.
GIOVEDI 30 GIUGNO
Per chi vuole condividere la Parola di Dio, stasera alle ore 21,00
https://meet.google.com/bxc-kdoi-kpo
TREDICESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
VERSO GERUSALEMME
DAL VANGELO SECONDO LUCA
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
Sulla trama dell’ultimo viaggio, un villaggio di Samaria rifiuta di accogliere Gesù. Vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi? Eterna tentazione di farla pagare a qualcuno, la propria sconfitta. Gesù si volta, li rimprovera e si avvia verso un altro villaggio. Nella concisione di queste poche parole appare la grande forza interiore di Gesù, che non si deprime per un fallimento, non si esalta per un successo, non ricerca né il consenso né il dissenso, ma il senso: portare vangelo. Andiamo in un altro villaggio! appena oltre, un cuore è pronto per il sogno di Dio, una casa c’è cui augurare pace, un lebbroso grida di essere guarito.
Gesù difende quei samaritani per difenderci tutti. Per lui l’uomo viene prima della sua fede, la persona conta più delle sue idee. E guai se ci fosse un attributo: ricco o fariseo, zelota o scriba; è un uomo e questo basta.
Il vangelo prosegue con una piccola catechesi sulla sequela. Il primo a venire incontro è un generoso: Ti seguirò, dovunque tu vada! Gesù deve avere gioito per lo slancio, per l’entusiasmo giovane di quest’uomo. Eppure risponde: Pensaci. Neanche un nido, neanche una tana. Ti va di posare il capo sulla strada?
Il secondo riceve un invito diretto: Seguimi! E lui: sì, ma lascia che prima seppellisca mio padre. La richiesta più legittima, dovere di figlio, sacro compito di umanità. Gesù replica con parole tra le più spiazzanti: Lascia che i morti seppelliscano i morti! Perché è possibile essere dei morti dentro, vivere una vita che non è vita. Parole dure, cui però segue l’invito: tu vuoi vivere davvero? Allora vieni con me! Il Vangelo è sempre una addizione di bellezza, un incremento di umanità, promessa di vita piena.
Terzo dialogo: ti seguirò, Signore, ma prima lascia che vada a salutare quelli di casa. Ancora un “ma”, così umano che anche i profeti (Eliseo) l’hanno fatto proprio.
E Gesù: chi pone mano all’aratro e poi si volge indietro, non è adatto al Regno. Hai davanti i campi della vita, non voltarti indietro: sulle sconfitte di ieri, sugli obiettivi mancati, sui cocci rimasti, sul male subito o compiuto, neppure con la scusa di fare penitenza, perché saresti sempre lì a mettere al centro te stesso:
«non consultarti con le tue paure ma con le tue speranze e i tuoi sogni. Non pensate alle vostre frustrazioni ma al potenziale non realizzato ancora.
Non preoccupatevi per ciò che avete provato e fallito ma di ciò che vi è ancora possibile fare” (Giovanni XXIII).
Uomo d’aratro è ogni discepolo. Sarà un solco forse poco profondo, il mio; forse un solco poco diritto, ma il mio ci sarà. Il mio piccolo solco non mancherà. Poi passerà il Signore a seminare di vita i campi della vita. (Ermes Ronchi)
INCONTRO SULLA PAROLA DI DIO
STASERA ALLE ORE 21,00
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SS. CORPO E SANGUE DI GESÚ
IL DESERTO FIORIRÁ
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
Due espressioni del Vangelo mi colpiscono oggi: 1. “Qui siamo in zona deserta” e 2. “Voi stessi date loro da mangiare”.
- QUI SIAMO IN ZONA DESERTA. Che strana affermazione! I discepoli con Gesù si trovavano attorno a Betsaida, luogo fertile e verde sulle rive del lago, dall’agricoltura fiorente e prospera, eppure affermano di trovarsi nel deserto. Forse l’evangelista quando ne parla non si riferisce tanto a un luogo geografico, quanto a una condizione del cuore: quando tu dividi gli altri da te, quando ti congedi elegantemente perchè la predica e le preghiere sono finite, quando sei convinto che a dare gusto e a fare fiorire la terra non sia la possibilità del dono, dell’accoglienza e della cura dei bisogni dei fratelli, allora IL DESERTO COMINCIA AD AVANZARE. Le possibilità, di conseguenza, sono due: (a) continuare come se nulla fosse, desertificando sempre più il mondo e il cuore (ed è il ragionamento più diffuso nella nostra contemporaneità, tanto che ho letto che dagli ultimi dati dell’UNCCD emerge che il fenomeno (della desertificazione) si è considerevolmente accentuato. I paesi che si dichiarano toccati dalla desertificazione sono oggi 168, mentre erano 110 negli anni Novanta. Le persone che ne subiscono direttamente le conseguenze sono stimate a 850 milioni. E guarda caso, circa 900 milioni di persone nel mondo soffrono la fame … forse ci sarà una correlazione? Forse gli eventi che accadono dipenderanno del modo di battere dei nostri cuori? Di sicuro!). Oppure (b) permettere alla terra che sta accanto a noi di rifiorire chiedendo al nostro cuore di assumere in modo pratico tutti gli stimoli positivi di fraternità, collaborazione e condivisione proposti da Gesù (e dal Buon Senso). Chiaramente la nostra risposta davanti a quella Parola, che molto conosciamo e poco pratichiamo (ma Gesù definisce questo atteggiamento come stoltaggine) ci suggerirà che “non ne vale la pena”, ossia: cosa vuoi farci? Che ne è del mio misero panino di fronte alla fame del mondo? Eppure Gesù non si fa circuire dalle nostre obiezioni, ma invita i suoi:
- VOI STESSI DATE LORO DA MANGIARE! Non abbiamo ancora capito questa cosa: i miracoli li dobbiamo fare noi, noi che diciamo di credere in Dio ma poi, troppo spesso, viviamo come se non esistesse nel modo più assoluto. Gesù SI FIDA DI NOI più che della fame, dell’indifferenza regnante, del vuoto che ci abita e rilancia, rilancia continuamente. Nel mondo si dice che ci siano 2,3 miliardi di cristiani: pensate se, non dico tutti, ma almeno la metà, 1,15 miliardi di persone, si fidasse della fiducia di Gesù in noi suoi discepoli: cinque pani e due pesci basterebbero, basterebbero e avanzerebbero. Dando continuità alla “illogica e insensata” matematica evangelica, dove la sottrazione addiziona e la divisione moltiplica. Ce n’è per tutti!
- Per riflettere: In quali occasioni sento nel mio cuore di essere “zona deserta” anziché giardino che fiorisce? Sono pronto questa settimana a rendere giardino la terra attorno a me? Come? Che cosa posso condividere di mio? Chi sono gli affamati che mi interpellano?