CONTRIBUTO SUL VANGELO DOMENICALE  – 3 

Un’altra riflessione, grazie! 

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro (Mt 11.25-30):

Nel breve passo del Vangelo di Matteo di domenica, Gesù, dopo il rendimento di lode al Padre, da cui emerge ancora una volta quella stretta relazione di dolce intimità e “complicità” che li lega (la parola Padre ricorre 5 volte in questo breve passo), fa un appello ai suoi discepoli di allora, oggi un invito a noi tutti, di accogliere il Suo messaggio, fidandoci sempre di Lui, di aderire (con libertà) alla Sua proposta di vita, confidando in Lui e affidandoci completamente a Lui. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Bellissimo! Possiamo procedere tranquilli nel nostro percorso di vita, certi che c’è un Dio che pensa a noi. Com’è rassicurante! Niente paure: basta aver Fede (Fede = Abbandono fiducioso).

E’ un Dio Padre, vicino a chi è nella sofferenza fisica o dell’animo, a chi è stanco e afflitto perché magari la vita non gli sorride, un Dio che ci invita (ma con estrema libertà)  ad andare da lui per ricevere ristoro. E quel ristoro solo da Dio possiamo riceverlo, Dio che è Via Verità e Vita.

CONTRIBUTI  SUL VANGELO DOMENICALE – 2

Condivido  questa bellissima riflessione ricevuta oggi:

“…Colgo il tuo invito a scrivere qualche riflessione sul Vangelo di Domenica scorsa.

Ricorre nel tuo commento l’ essere bambini, piccoli. E’ molto bello lo spezzone di film di Benigni che hai messo sul sito e fa riflettere quanta responsabilità abbiamo noi adulti verso le nuove generazioni. Ho sentito anche nelle intenzioni dei fedeli la frase che mi ha colpito, di essere misericordiosi verso TUTTI. Noi non saremmo mai capaci ma con il Signore al nostro fianco tutto può diventare possibile. Prego perché con il raggio di sole di un nuovo giorno che arriva, io possa essere capace di portare misericordia verso chi incontro, indipendentemente da quello che potrò ricevere, dalla situazione che dovrò affrontare sapendo che il Signore  mi sorregge sempre e mi sprona ad andare avanti guardando oltre e ti chiedo perdono fin da ora per tutte le situazioni in cui non sarò stato capace di portare misericordia. Come diceva San Giovanni Paolo II: “L’ amore è disarmante”, prego di andare sempre avanti in questa direzione.

Mi veniva in mente mentre vedevo il video di Benigni, un articolo scritto da una familiare di Alex Zanardi quando ritornò a casa dopo l’ amputazione delle gambe. Quando Zanardi tornò a casa con le gambe amputate, c’ era suo nipote e si mise a giocare tutto il giorno a nascondino in casa con lui. Alex riuscì per la sua tragica condizione a nascondersi nel caminetto, riusciva a stare sdraiato su due sedie e in altre situazioni in cui adesso non ricordo ma che ad una persona normale è ovvio che non si sarebbe potuto nascondere in così poco spazio. Al termine della giornata il bambino disse alla mamma che si era divertito tantissimo con Alex e da grande avrebbe voluto fare anche lui il pilota, avere incidente, amputazione e poi giocare a nascondino. Parole molto forti e toccanti. In un’ altra intervista Zanardi disse che bisognava guardare avanti e vedere le cose che si possono fare anche senza le gambe e non stare a guardare indietro e pensare che cosa si sarebbe potuto fare e che cosa non si è fatto”.

 

CONTRIBUTI SUL VANGELO DOMENICALE – 1

Gli occhi dei bambini

Ti benedico, Padre, perchè hai rivelato queste cose ai piccoli …

PENSIERI

PENSIERI … 

É ormai alle porte un nuovo anno … sembra lontano, ma è dietro l’angolo. Propongo due suggestioni: 

  1. Vorremmo invitare e pensare al volontariato: la Parrocchia vive grazie alla generosità di tante persone che si impegnano a dare contributi fondamentali nella catechesi, nella gestione delle cose pratiche, nella Caritas, nello sport e nell’educazione dei ragazzi, nel volontariato con il cucito e il ricamo, in mille piccole attenzioni che permettono alla nostra Comunità Parrocchiale di respirare e di vivere. Non potrebbe essere una nuova occasione per PENSARCI … anche per te che stai leggendo?
  2. Stiamo in collegamento anche con la Parola di Dio, che dovrebbe essere la SORGENTE di quello che facciamo e viviamo. Ogni sabato io pubblico la riflessione sul Vangelo sul sito della Parrocchia (www.divinmaestro.it), mi piacerebbe che ci fosse uno scambio sulla nostra esperienza personale al riguardo: se avete riflessioni, testi, preghiere, approfondimenti relative al testo domenicale, mandatele all’indirizzo lucca.luigi@tiscali.it e sarà mia premura pubblicarle e condividerle. 

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

CHI HA PAURA PERDE  PUNTI 

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

“Queste cose hai rivelate ai piccoli”: strana questa considerazione di Gesù – che non compare solo in questa pagina del Vangelo – dove la condizione dei bambini risulta essere unica possibilità per “avere accesso” al Regno di Dio, alla sua logica e al suo statuto.

Strana, perché se c’è un’espressione  che noi adoperiamo per sgridare chi non si comporta secondo il buon senso diffuso è proprio: “non fare il bambino!”, oppure: “sei proprio un bambino!”,  a causa della stravaganza, della non prevedibilità e della creatività del destinatario dell’epiteto. I bambini non sarebbero realisti, neppure concreti e responsabili e il mondo non sopporta persone del genere.

Eppure le caratteristiche dei piccoli sono le uniche ad aprire al mondo possibilità di futuro, perché i bambini sanno ancora sognare, sanno permettere alla realtà di sorprenderli e di parlare loro in modo diverso, permettono alle cose la possibilità di diventare altro rispetto a quello che sono per trasformarsi in un gioco e in una sfida che non finiscono mai e rendono la vita sopportabile.

Scrivendo mi viene in mente una scena del film LA VITA É BELLA, dove la fantasia del bambino ospita le parole del papà,  che trasformano il terribile tedesco che spiega nella lingua natia le regole del  lager, in un soldatino che detta le regole da rispettare di un grande gioco,  dove “chi ha paura perde punti”, e “perdono quelli che vogliono vedere la mamma e vogliono la merendina”… il terrore si trasforma nel gioco del nascondino e il bambino si salva proprio dopo essersi nascosto per bene prima dell’arrivo dei liberatori. 

Chiaro, per un adulto la realtà è drammatica e tale rimane. Per un bambino, quel bambino, il luogo dove una parola – quella del papà – può ancora cambiare il modo di “vedere le cose” e la possibilità della sua salvezza (Padre, Parola … non ci dice niente?).

 Anche il Vangelo ci permette di sognare. Anche Gesù era sognatore che benedice il Padre dopo che le folle, i sapienti, i dotti, i teologi del tempio e addirittura i suoi familiari non lo hanno per niente compreso.

Allora, bambino, per il Vangelo, è colui che ha ancora spazio nel cuore per qualcosa che lui non può fare, e consapevolezza che la vita si chiama così ed esiste solo perché qualcuno te la dà e te la porge continuamente a partire, anzitutto, dalla capacità di “convertire” lo sguardo e i pensieri dando vita … a una nuova realtà (alla faccia del realismo!).

LA PAROLA PER LA SETTIMANA

XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.  Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.  Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.  Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

IL REGNO E IL BICCHIERE

C’è da rimanere lievemente inquieti, a leggere con attenzione il Vangelo di domenica. 

A pensarci bene, però, le cose che dice Gesù possono avere significato molto profondo e interessante, sia per i suoi discepoli che per i suoi ascoltatori più occasionali, accorgendosi che il Vangelo non parla d’altro che della nostra vita e della costruzione del suo senso.

D’altronde lo stesso salmo ha un’espressione assai curiosa: “il tuo – dice – è un AMORE EDIFICATO” … perchè la vita e l’amore hanno bisogno di essere costantemente e accuratamente costruiti con grande attenzione.

Vorrei allora  rileggere le “urticanti”  frasi a partire dai VERBI che le compongono e reggono il significato del tutto, per EDIFICARE, magari, qualcosa di nuovo durante la nostra settimana.

AMARE: Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me: a parte il fatto che non è per niente detto che nelle nostre famiglie ci si ami, “amare di più” o “amare di meno” non è la richiesta di prestazione minore o maggiore, perchè l’amore è un atto che richiede TOTALITÁ, e oltre la totalità non c’è nulla; penso che Gesù riferendo a Lui l’azione ponga in se’ e nel suo ascolto la possibilità di amare in modo nuovo e rinnovato i fratelli. Per amare ci vuole forza, motivazione, spirito, sostegno: noi vediamo il volto di Dio nei fratelli e Gli chiediamo di aiutarci in questa opera così imprescindibile e impegnativa. Se l’amore non si ciba e non si disseta quotidianamente (dove?), come farà a vivere?

PRENDERE LA CROCE: chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. La croce per Gesù è il nome della Sua fedeltà al Padre e ai Suoi figli (fratelli). Prendere la croce vuole dire “rimanere fedeli” a ciò che crediamo e desideriamo essere importante e la causa della nostra vita, anche se le condizioni per farlo non sono così comode e facili. Noi non siamo chiamati a “morire in Croce” ma a VIVERE a partire dalla speranza vissuta dall’uomo della croce, che ci ha mostrato l’affidabilità del Padre, addirittura oltre la morte. 

TRAT-TENERE LA VITA: Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Paradossalmente c’è vita solo dove c’è un movimento: avere e dare, ricevere e donare. Ma chi di noi, con un minimo di sanità mentale, può pensare di “respirare trattenendo il fiato”? Se l’aria non esce non c’è spazio di scambio per nuovi respiri. Quanti di noi “tenendo tutto per vivere” per se stessi in realtà si condannano alla morte e alla solitudine angosciosa di un’esistenza insensata?

ACCOGLIERE i profeti: significa accogliere tutte quelle ispirazioni che ci rimandano a Dio e al suo sogno di un mondo diverso e migliore, come “profetizzato” dalla sua Parola. Ogni giorno la vita “profetizza” scenari nuovi e inediti per cuori e orecchi attenti.

DARE un bicchiere d’acqua: Gesù lo capisce e lo sa: ogni gesto di amore, dal più al più grande, dal bicchiere d’acqua al dono della vita, è importante perché APRE e FA ACCEDERE AL REGNO DI DIO già qui e ora. Non si tratta della grandezza delle cose che si fanno, ma di quell’amore, che è tale perché sempre vero e totale, che sta dietro ogni gesto attraverso il quale ci esprimiamo. 

Sì, oggi nel Vangelo (come sempre) c’è profumo di umanità. 

Buona Settimana!

RIGOROSAMENTE IN MASCHERINA …

Ieri sera c’erano quasi tutti i ragazzi del gruppo giovanissimi e giovani,  per un saluto dopo tanti giorni di assenza, regolarmente  a un metro di distanza e con le mascherine. Quest’estate andrà così, ma pronti, il prossimo anno, per un nuovo cammino, pieni di entusiasmo e sogni che neanche il virus è riuscito a spegnere!

DOMENICA 7 GIUGNO …

FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITÁ

Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:  «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.  Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

La Festa della Santissima Trinità, modo di dirsi di Dio all’uomo, è la storia di una relazione che salva la vita. Ossia la risolleva conferendole dignità, contenuto e sostanza e ricordando che, o si vive imparando a curare le relazioni e i legami, oppure … non c’è vita. Perché non c’è Dio, ossia, speranza e orizzonte profetico di trasformazioni continue. Nel libro dell’Esodo, c’è scritto che Dio “scende dalla nube” per incontrarsi con Mosè, e attraverso Mosè, con tutti noi, consapevole “popolo dalla dura cervice”. Ma a Dio non interessa, Lui è venuto “per salvare il mondo, non per condannarlo”, e ci prende per mano,  così come siamo, sperando che ognuno di noi possa ritrovare in Lui il senso di ogni cosa. Forse la Trinità non è fatta di tre persone, ma di quattro: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo e IL MONDO (tutti noi!). Trinità, QUADRINITÁ! Senza figli non  c’è Padre, e neanche Dio!

PENTECOSTE

VENTO E FUOCO 

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro
di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».”

É difficile parlare dello Spirito Santo: non lo vedi, non lo tocchi, non lo senti. Eppure, da Gesù con i suoi discepoli, CAPITA nel  mezzo di una situazione ben precisa, che è quella che vedi, tocchi e senti tutti i giorni in modo molto tattile e terribilmente concreto:  porte chiuse, timori … lì, proprio lì “capita” lo Spirito Santo. Leggi,  ascolti la Radio, guardi la Tv, ti guardi intorno e più leggi e approfondisci e meno capisci, vedi tutto e il contrario di tutto. Lo “spaesamento” discepolare continua ai nostri giorni… porte chiuse, timori  Proprio lì capita di nuovo il mistero dello Spirito Santo! E al Vangelo  non basta dire una volta “pace a voi”,  lo deve ripetere, perché forse non ci crediamo più.  Non crediamo a quella pace di cui necessitiamo per  vivere, per andare avanti, per ridare credito a quei pochi e coraggiosi segni di vita che ancora ci invitano a ripartire con coraggio, perché sappiamo che sono quelli di cui abbiamo terribilmente bisogno e solo Dio ci può dare. Senza prove, solo con  la grande fiducia che il respiro del Risorto non ci tradisce. Ha ragione, un poeta, Franco Marcoaldi, quando scrive:  Quel che di vero c’è, è quanto sfugge e passa – allude tace svia commuove. E tutto questo, senza disporre maI di prove. A partire da un perdono accolto. Unica cosa certa. A noi stessi, anzitutto. 

Vieni, Santo Spirito!