SABATO DELLA SETTIMANA IN ALBIS, 18 APRILE …

“LA SAI L’ULTIMA?”

Dal Vangelo secondo Marco

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.
Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro.
Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

Se non sapessi che è il Vangelo direi che è un libro di barzellette. 

Stiamo parlando del Risorto che si presenta ai “suoi” e, continuamente, viene disconosciuto: “udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero”; “non credettero neppure” ai due che tornavano dalla campagna; infine,  Gesù, apparso definitivamente agli undici: “li rimproverò per la loro incredulità e per la loro durezza di cuore!”.

E fino qui ci siamo, ci può stare, si può essere un po’ zucconi,  non avere capito nulla,  avere passato 3 anni con Gesù rimanendo pienamente nelle proprie idee senza mettersi in discussione neanche un secondo. 

Il colpo di scena, però, arriva subito dopo, quando, a questi inetti incredulonidisse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura»”

Gesù, scusa se mi permetto, “ci sei o ci fai?” Prima insulti per la durezza di cuore e poi invii sti super inadeguati?

Noi: E la perfezione morale, i master in teologia pastorale, il pedigree del perfetto cattolichino,  la purezza luminosa degli algidi spassionati, l’insensatezza dei sensi, l’infallibilità di chi denuncia (a volte a mo’ di minaccia) “io ho la fede” … scusa, dove sono andate a finire? Il collotorto testimoniale e il baciapismo rituale … scusa, non sei (più) interessato? 

Risposta del Vangelo: MAI INTERESSATO!

Noi: Ma allora? Cosa dobbiamo fare?  (perchè, scusa, quei “perfettini” eravamo noi, non so se hai capito … ) 

Risposta del Vangelo: “credete a quelli che lo hanno visto risorto!” (perchè Gesù li sgrida per questo motivo, non perchè non avevano creduto in Lui!) 

Occhio!

Noi: e … chi sarebbero? 

Io: Sarebbero quelli che almeno una volta nella loro vita hanno creduto che la promessa di vita di Gesù era più forte di tutte le forze mortificanti e letali che tutti i giorni prendono in riscatto i pensieri, il cuore, i nostri dialoghi interiori, la nostre voglia di essere, di capirsi “alla luce della Luce”. 

Solo così puoi “vagamente pensare” di essere un cristiano. 

Perchè Maria che era stata liberata da 7 demoni, eccome lo aveva capito! Era tornata a vivere. Non poteva non annunciare il Risorto. 

Perchè i due che andavano in campagna (Emmaus) eccome lo avevano capito e riconosciuto nel Pane spezzato e nella Parola accolta. Non potevano non tornare dagli altri. 

Cosa aspetto allora a “respirare” quel “respiro-Spirito del vivente” nel mio inspirare ed espirare?

Cosa aspetto a trovare un nuovo “ritmo” del cuore a partire dai passi lenti e profondi del Risorto, che vuole essere acqua e pane per me? 

Dove sono?  Che sono ste Pasque devitalizzate e cadaveriche che non mi dicono niente? 

Questi giorni sto facendo un’ esperienza di preghiera molto forte. Sapete perchè? Perchè è semplice, senza preoccupazioni che tutto ciò che sta intorno funzioni e con la sola concentrazione pacata, umile e mendicante di fronte alla Parola che Gesù mi rivolge. 

Questa disposizione mi fa incontrare il Risorto, perché apre il cuore, lo  ammaestra, lo centra e lo disseta. 

Penso alle nostre Messe affannate, piene di cose … e intanto passa. E pure io, come prima. 

Eppure, Gesù è qui, ogni giorno, PROPRIO PER ME, e dunque per NOI, rimproverati per l’incredulità e la durezza di cuore che resiste al dono di  TRASFORMARMI, RIDARMI VITA, RICONNETTERMI CON LE SORGENTI DEL MIO ESSERE PIÚ VERO e far sgorgare una piccola fontanella d’acqua fresca in grado di ridare vita allo sconsolato deserto assetato dentro di me. 

VANGELO: “Andate in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo!”

Soprattutto e anzitutto IL MONDO CHE SONO IO … il resto vien da sé, non lo puoi più trattenere!

 

VENERDI DELL’OTTAVA DI PASQUA, 17 APRILE …

AVETE DA  MANGIARE? 

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli
non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce.
Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

Cosa mi dice il Vangelo, oggi?

Tante cose!

  1. IN QUEL TEMPO

Inizia così il racconto di Giovanni, e inizia così anche l’incontro di Gesù con noi: IN UN TEMPO, il nostro, nelle COSE che facciamo ogni giorno. Proprio lì il Risorto ci vuole parlare, e vi assicuro che lo fa se NOI cerchiamo  in Lui l’orientamento per diventare sempre più noi stessi. Se Gesù non ci parla nel tempo della nostra vita, dell’esercizio delle nostre facoltà, capacità, desideri e relazioni, dove potrebbe dirci qualcosa? 

Solo così si capisce l’antifona che si legge al Vangelo per tutta la settimana dell’Ottava di Pasqua: “Questo è il giorno fatto dal Signore:  rallegriamoci ed esultiamo”. 

Ogni giorno che viviamo in alleanza con  Gesù, maestro e salvatore nel nostro tempo, diventa giorno “fatto dal Signore”. Diventa QUESTO giorno.

Ogni OGGI. 

2. NON SI ERANO ACCORTI CHE ERA GESÚ

E conclude, la pagina del Vangelo:  Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti”.

Ieri un mio amico mi scriveva di avere un po’ di “invidia” per i discepoli, che con Gesù ci erano stati. L’evangelista Giovanni, oggi, gli/ci risponde che per vedere Gesù, invece, non è sufficiente guardarlo per conoscerlo, perchè era LA TERZA VOLTA che lo vedevano senza accorgersene! 

Insomma, Gesù non va conosciuto (visto) con gli occhi, ma va ri-conosciuto (ossia conosciuto in modo nuovo) attraverso l’ascolto. 

Ma se, come diciamo sempre, il nostro stare con Gesù si compie sempre nel nome dell’Alleanza, io imparerò ad ascoltare Gesù dopo avere ascoltato sinceramente me stesso. Dopo che lo spazio  per la risposta che mi attendo da Lui diventa spazio di domanda e di accoglienza. 

Ci siamo mai chiesti: noi da Gesù CHE COSA VORREMMO SENTIRE? 

3. DIRE, RISPONDERE,  FARE

Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci”.

Dunque il ri-conoscimento di Gesù avviene attraverso le orecchie e la memoria (del cuore). 

Domande, risposte, azioni. 

Anche oggi Gesù mi dice qualcosa, proprio nello stesso modo.

La Parola di Gesù incontra la mia situazione “di necessità” (perché la forma fondamentale della vita è la necessità  di un Salvatore che dia senso alla sua insensatezza mortale): “non avevano pescato niente per tutta la notte” , “non avevano qualcosa da mangiare” ci dice il Vangelo… e qui ognuno di noi  può mettere ciò che  gli “manca” per nutrirsi.

Su  quel bisogno la Parola apre un futuro: “gettate le reti dall’altra parte!”

Perché forse l’unica possibilità per alzarsi è ri-alzarsi. 

Perché a volte si arriva così in basso che la crisi mi/ci fa dire: “o cambi posizione o  rischi di morire lì!” 

Pensiamo solo a questi giorni di  universale crisi pandemica: come ci ri-alzeremo? Come continueremo a stare in piedi? 

Universalità molto particolare, la cui risposta parte da ognuno di noi. 

Pensiamo a certi discorsi che facciamo:  ci sta “a cuore” la pace, ma poi abbiamo la pace “nel” cuore”? Se no, perché? 

L’unica certezza che abbiamo è che Gesù CI INVITA SEMPRE A MANGIARE, e si offre come CIBO per  i nostri cammini di persone che soffrono e desiderano trasformarsi.  

Bella  la conclusione: “nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore”

Non c’è più bisogno di fare tanti discorsi su Dio e su Gesù, perché è diventato Dio e Gesù della mia consapevolezza e della mia coscienza. 

E  perché, veramente, Dio lo  conosci solo a patto di ri-conoscerlo come TUO Signore. 

Mi sa che  non ci sono altre strade.

GIOVEDI DELL’OTTAVA DI PASQUA, 16 APRILE …

NON SOLO RONDINI

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

 

Ieri sera, prima di addormentarmi, ho ricevuto un dono. 

Perchè la vita, ne sono sempre più convinto, capita sempre così, come accoglienza e risultato di ciò che ci è dato; chiaramente non sempre sembra un dono, chiaramente è sempre da “lavorare”, chiaramente a volte certe cose sembrano delle maledizioni, ma ci sono momenti in cui occorre fermarsi per ringraziare e dire: “questo è un dono!” 

Ebbene ieri ho avuto un dono: leggere un racconto di Lorenzo Marone intitolato LA PRIMAVERA TORNA SEMPRE*. 

Racconta due orette di vita di una ragazza, che si chiama Luce (di cognome Di Notte), in questi giorni di Coronavirus. Fa cose comuni, percorre le solite strade di Napoli, incontra la solita gente, ma ha una dote non comune: sa ascoltare, pensare e incontrare. 

Tra i suoi incontri c’è quello col vicino del piano di sotto, Don Vittó (non è un prete, siamo a Napoli),  che a un certo punto della loro conversazione, che entra nel fitto bosco delle problematiche da affrontare e senza soluzione ( “non capisco il significato del tutto … mi faccio troppe domande … ‘sta primavera quest’anno mi pare uno spreco” (non ci assomiglia?)), le dice questa cosa bellissima guardando una rondine dalla finestra del pianerottolo: 

“Sai cosa dice un proverbio afgano?: Possono uccidere tutte le rondini, non impediranno l’arrivo della primavera. … Pensa se una farfalla, o che ne so,  un’ape o una libellula perdessero il tempo a chiedersi il perché della loro esistenza, a farsi domande. Morirebbero prima di trovare mezza risposta. Invece campano, fanno quello che devono, e punto.

É vero che la differenza tra noi le farfalle, le libellule e le api sta proprio in quel benedetto maledetto “perché?” … c’è anche da dire, però, che a volte sappiamo tante risposte che non mettiamo in pratica, i “perché” non sono tutti così misteriosi, ma anche se sappiamo cosa fare per vivere meglio, per cambiare noi stessi, per fare dei passi di vita, non siamo così attivi a mettere in atto i  COME che possano fare la differenza. 

Lo dico per me, per te, per noi, per il mondo, l’ecologia, la cura, la salvezza, la pace, le relazioni,  il rispetto, la gentilezza, la pazienza, ecc. ecc. ecc.! 

Già: possono uccidere tutte le rondini, non impediranno l’arrivo della primavera

Andiamo al Vangelo: 

Davanti ai discepoli impauriti e turbati dalla visione del Risorto (ossia dal senso di quella vicenda, dai loro “perché” senza risposta) , Gesù dice: “Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.” … “e mangiò davanti a loro”. 

In fondo la cosa che ci turba di più è questa: che un ri-sorto, cioè un ri-alzato dopo che la morte l’aveva steso sul letto della mancanza della vita mostri come primo segno della sua verità mani, piedi e bocca. Realtà tangibili. 

Mani e piedi feriti, bucati dai chiodi. Voglia di mangiare e di nutrirsi, fame soprattutto di gente che capisca cos’è successo. Di amicizia riabbracciata nel cuore e nella testa. 

Il Risorto non si capisce senza le mani, i piedi e lo stomaco. 

La gloria del Figlio risiede lì, nelle ferite, nelle fami, nei pianti strazianti senza risposta di tutti i figli dell’uomo. O meglio, non viene fermata lì. 

E prosegue  nelle vite di chi decide di provare ad affidare a Lui possibilità di luci e direzioni. 

Hanno ucciso le rondini, ma la primavera ritorna. 

Anzi, arriva anche l’estate coi suoi frutti.

Per Gesù.

Per noi con Lui. 

A meno che, in fondo, a impedire l’arrivo della primavera, forse,  sia proprio io. 

Sì, proprio così. 

Basta non aprire.

(* Lorenzo Marone, La primavera torna sempre, Feltrinelli. É scaricabile gratuitamente sul sito kobo.com)

Per riflettere: 

  • Cosa vuol dire per me che i segni del risorto siano le sue mani e i suoi piedi feriti e la sua voglia di mangiare?

15 APRILE, MERCOLEDI DELL’OTTAVA DI PASQUA …

VIAGGI

Dal Vangelo secondo Luca

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
Mentre conversavano e discutevano insieme,
Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse
andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e
fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Un pensiero:

La vicenda dei discepoli di Emmaus assomiglia tanto alla nostra vita: è un viaggio. 

Un viaggio che a volte sembra concludersi nel nome del ritorno sui passi della vita di prima, e felicemente, invece, si compie nel “tornare a Gerusalemme” da dove si era fuggiti delusi. 

Un viaggio nel quale, e quante volte (mi) capita, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo”. Quanti irrilevanti Gesù si sono accostati alle mie giornate, alle mie preghiere, ma i miei occhi impauriti e nascosti non sono stati in grado di riconoscerlo. Il problema non era la sua assenza, ma i miei occhi incapaci di girarsi, le mie orecchie impedite di ascoltarlo. Ti viene da pensare:  Meglio rifugiarsi all’ombra della piccolezza del proprio io, sembra più rassicurante, tanto non ci sono vie d’uscita!”. Eppure, mentre “conversi e discuti” nei tuoi monologhi interiori, sempre, è disposto, Colui che è la Parola della vita, a suggerirti parole nuove di vita per te, se solo … ti giri. Se solo riascolti “ciò che in tutte le Scritture” si riferisce a Lui, e dunque a me, perchè Dio, nel suo Figlio, parla di me figlio come e in quel Figlio. 

Un viaggio dove ci sono tanti indizi di Resurrezione. Nel Vangelo delle donne “sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”. Nelle nostre vite tante persone ogni giorno ci raccontano che credere e sperare nel Risorto porta a rinascere; tante mani che si trasformano in dedizione e cura ci riscattano dall’inerzia che ci vorrebbe rassegnati e senza speranza, magari anche con quelli che ci sono più vicini e senza applauso; tante persone che hanno il coraggio di attraversare la verità dei propri angoli bui trovano luce in Gesù; tante persone che con umiltà e senza tanta retorica informatica e social ci sono per soccorrere il silenzio  e la solitudine di quanti sono abbandonati (e a volte basta poco, magari la semplice consapevolezza di appartenere alla medesima umanità).  Indizi che fanno credere e sperare e indizi che accendono quell’attenzione che emerge ogni volta che decidiamo di non assegnare all’indifferenza il compito di essere giudice della nostra realtà personale. 

Un viaggio dove capisci che le cose possono capitare solo “lungo la via”. 

I primi cristiani erano chiamati “quelli della via” … via che indicava Gesù (Io sono la Via), ma anche via, che, alla fine del Vangelo di Luca, ci suggerisce questa cosa: Dio lo puoi trovare solo se cammini. Gustando tutti i passi che fai,  osservando i panorami dentro e fuori di te e vivendo nella certezza che la meta non è semplice frutto del tuo impegno,  ma dono di un’apertura e di una fiducia che sa che può ancora capitare qualcosa di nuovo, se tu lo farai accadere e sarai disposto ad accogliere.  

E … “partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme”.  

Per riflettere:

  • Quali  sono gli “indizi di Resurrezione” che colgo attorno a me?
  • Cosa significa per me la “presenza” di Gesù? Come la vivo?

14 APRILE, MARTEDI DELL’OTTAVA DI PASQUA …

DISTRUTTE! 

Salmo cf. Sal 117 (118)

È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo.

È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti.

Tutte le nazioni mi hanno circondato,

ma nel nome del Signore le ho distrutte.

Mi hanno circondato,

mi hanno accerchiato, 

ma nel nome del Signore le ho distrutte.

Mi hanno circondato come api, 

come fuoco che divampa

tra i rovi,

ma nel nome del Signore le ho distrutte.

Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,

ma il Signore

è stato il mio aiuto.

Un pensiero:

Buongiorno! 

Stamattina apro la mia condivisione della Parola con le parole del Salmo 117. 

Se l’avete letto, per favore, rileggetelo, lentamente, “sentendo” non solo nella mente, ma dentro di voi, direi quasi fisicamente, il senso di queste parole.

Il salmista ci parla di problemi: nazioni che assalgono, api come fuoco che divampa tra le spine, spinte per fare cadere, e,  nonostante tutto, un ritornello: “nel nome del Signore, le ho distrutte”. 

Mi colpiscono due cose: 

1. Il nome del Signore ha un potere! Il potere  di distruggere quello che vorrebbe distruggerci.  

Nominare,  ossia dire un nome, significa rivolgersi a una realtà vivente, a una persona: si vive nominando e invocando una parola in grado di darci la vita; si  vive perché qualcuno ti rivolge la sua parola. 

E di nuovo “la parola”: quella che scegli come guida e centro del tuo cammino, ci dice il Salmo, sarà per te “possibilità di vita” nonostante le furie scatenate del mondo, che hanno i volti citati ma potrebbero essere infiniti e diversi per ognuno di noi. 

La parola riempie di responsabilità e invoca grande attenzione, si  gioca tutto a partire di lì. 

2. A sconfiggere le furie del mondo, non è Dio, ma sono “IO che  ho invocato DIO”. 

Falsa religione quella che invoca  e prega il nome del Signore senza coinvolgere la propria presenza e la propria libertà. 

Falsa religione quella che pensa: “ci penserà Dio”, perché se non ci pensi tu (con Lui), Lui non ci penserà. 

Il nome del Signore  attiva alleanze che mettono in moto, fanno camminare  e affidano il compimento delle cose alla speranza. I cammini si attivano solo così. Gesù non va “trattenuto” , ma va camminato, percorso (per capirci)  

Un compito: 

Il Salmo ci parla di problemi concreti, che riguardavano la vita del suo compositore. 

Oggi sarebbe bello che provassimo a fare un elenco di quelle che riguardano la NOSTRA vita: quali sono le realtà che in questo  momento mi stanno “circondando”  togliendo lucidità al pensiero e respiro al mio cuore?  Quali pungiglioni, quali rovi stanno stringendo come una morsa le mie speranze? Quali “spinte” sento che mi impediscono di mantenere l’equilibrio che vorrei? 

Davanti a tutti questi problemi, io – che mi ritengo cristiano – in che cosa sperimento che “nel nome del Signore” affronto i miei problemi (magari anche senza risolverli, ma con Lui)? 

Lo dico perché ritengo che sia fondamentale chiederselo. 

Altrimenti, le nostre preghiere, le  nostre  Messe, tutti gli anni di catechismo, i Rosari, i Ritiri Spirituali, insomma – diciamolo in una sola parola – Gesù …. ma, a cosa (mi) serve? 

Altrimenti … ma … a cosa serve una Parrocchia se non ad aiutarmi a rispondere? 

Se fa altro lamentatevi col Parroco!

13 APRILE, LUNEDI …

REGALI DI PASQUA

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.

Un pensiero, per riflettere …

Buongiorno, buona “Pasquetta”!

Stamattina, le parole conclusive della Messa dicevano: “fa, Signore, che rispondiamo al tuo dono”. 

Pensavo ai doni. Pensavo al fatto che il dono dipende sempre dalla mia reazione e dal mio modo di viverlo e di capirlo.

Non esiste dono senza qualcuno che lo accolga e  ne faccia qualcosa. 

La Parola di oggi ci racconta reazioni diverse di fronte all’unico dono della Resurrezione di Gesù: Pietro negli Atti degli Apostoli va a predicare, tutto cambiato e trasformato rispetto al giorno della pavidità codarda nel cortile davanti alla serva; le donne corrono, non più da piangenti e scorate imbalsamatrici di un morto, ma animate da un Vivente; le guardie si fanno dare dei soldi e, come Giuda, “coprono” il fattaccio: Giuda  per trenta denari consegna un vivo, le guardie, con una buona somma di denaro rinnegano un morto-risorto (ma che sarà?): cosa non si fa per un po’ di denaro! 

Insomma, modi diversi di rispondere al Suo Dono. 

Di rispondere al Risorto. 

E allora estendo la questione a me, che da 49 anni – gli ultimi, possibilmente, in modo un po’ più consapevole – celebro la Pasqua della Resurrezione: COME RISPONDO A QUESTO DONO? COSA VUOL DIRE CHE GESÚ RISORGE PER ME? COSA SIGNIFICA COMINCIARE AD ACCOGLIERLO? COSA CAMBIA AL MIO AFFANNATO “IO”,  CHE SEMPRE SI RITORCE SE SE STESSO, PIENO DI PAURA DI ACCOGLIERE LA POSSIBILITÁ DELLA LIBERTÁ?

Cosa significa, per me, “essere liberato dalla paura di OSARE LA VITA OGNI OLTRE EVIDENZA DI MORTE, per acconsentire alle doglie del parto di un mondo nuovo che comincia sempre con un modo nuovo di stare al mondo?” (Semeraro).   

Un po’ di domande, lo so, però sono domande che mi possono aiutare a camminare, a PROGREDIRE e a TRASFORMARMI: perchè questa è la grande sfida della Resurrezione. 

Il senso del Suo dono. 

Buona giornata! 

12 APRILE, PASQUA!

AUGURI DI PASQUA DI RESURREZIONE!

So che cercate Gesù, non è qui (nel sepolcro)! 

Che bello questo: non è qui!

C’è, esiste, vive, ma non qui. 

Va cercato fuori, altrove, diversamente, 

è in giro per le strade, è il vivente, 

un Dio da cogliere nella vita. 

Dovunque, eccetto che fra le cose morte. 

È dentro i sogni di bellezza, in ogni scelta per un più grande amore, dentro l’atto di generare, nei gesti di pace, negli abbracci degli amanti, 

nel grido vittorioso del bambino che nasce, 

nell’ultimo respiro del morente, 

nella tenerezza con cui si cura un malato. 

Alle volte ho un sogno: che al Santo Sepolcro ci sia un diacono annunciatore a ripetere, ai cercatori, le parole dell’angelo: non è qui, vi precede. 

È fuori, è davanti. 

Cercate meglio, cercate con occhi nuovi. 

Vi precede in Galilea, là dove tutto è cominciato, 

dove può ancora ricominciare. 

L’angelo incalza: ripartite, Lui si fida di voi, 

vi aspetta e insieme vivrete solo inizi. 

Vi precede: la risurrezione di Gesù è una assoluta novità rispetto ai miracoli di risurrezione 

di cui parla il Vangelo.

(E. RONCHI)

11 APRILE, SABATO SANTO …

Silenzio di Dio!

Rendiamo grazie a Dio. 

Un pensiero…

Buongiorno, di tutto cuore, in questo silenzio surreale, dai tabernacoli aperti e dai pieni svuotati dentro di noi. 

Oggi Gesù ci parla col silenzio.

Sono certo che in questi giorni tanti di noi si sono incontrati e scontrati col silenzio. 

Ma il Sabato Santo ci fa una promessa che fa la differenza rispetto a tutto il resto: IL SILENZIO NON É VUOTO, MA PIENO DI COLUI CHE VINCERÁ IL BUIO E LA MORTE. 

Il Silenzio di Dio è la Parola più forte che ha pronunciato per noi.

Se al centro del mio silenzio, anch’io, non avrò paura di farmi prendere le mani da Lui, di farmi abbracciare, così come sono, di ammorbidire la rigidità che sento a livello del mio stomaco, di aprirgli la porta per accorgermi che … “è lì, sta aspettando proprio me”, allora – anche se questa è strana, pazza, insolita – celebrerò finalmente Pasqua, e magari meglio di tutte quelle che ho vissuto fino a oggi. 

Oggi vi voglio lasciare un dono stupendo, almeno, per me lo è. 

Sono le parole di un’”omelia del Sabato Santo” che tutti gli anni meditiamo nell’Ufficio di Letture, che raccontano con molta precisione  il senso di questo giorno (vi invito a “inspirare” le parole che leggerete): 

Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi.

Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita. Egli vuole scendere a visitare quelli che siedono nelle tenebre e nell’ombra di morte. Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione.

    Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce. Appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: «Sia con tutti il mio Signore». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: «E con il tuo spirito». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà.

    Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui!

Esci! Sii illuminato! Risorgi! Svegliati, o tu che dormi!

Proviamo a portare con noi queste parole, come un MANTRA ripetiamocele sostituendole a tutti quei pensieri e a quei monologhi ossessivi e autodistruttivi che ci portiamo dentro …

E il Risorto … non lo lasceremo più!

Vi abbraccio forte. 

Vi voglio bene. 

Per riflettere:

  • Oggi cosa farò per stare in silenzio con Gesù?

10 APRILE, VENERDI SANTO …

VOILÁ

Dal Libro del Profeta Isaia

Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente”.

Dal Vangelo secondo Giovanni

Ecco l’uomo

Un pensiero:  

Se immaginassimo questo venerdì Santo – preludio della Resurrezione di Gesù –  come un quadro, mi verrebbe da dire che la sua cornice – e la cornice FA il quadro! – sia costituita dalla parole di Isaia e di Giovanni. 

Un quadro strano, dipinto a pennellate contrastanti e nervose e pieno di tonalità cromatiche scioccanti. 

Stridono le parole di Isaia, quasi  come una beffa: “… sarà onorato, avrà successo, esaltato …”. 

Aggettivi che ci piacciono: chi non vuole aver successo?  Chi non desidera essere degno di onore?

Nessuno! 

Manco il Servo di Dio. 

Il problema è che i parametri del successo non assomigliano a quelli che pensiamo noi: una croce, un amore senza condizioni, una condanna ingiusta, una smorfia infinita di dolore …. Che razza di successo! Meglio non averlo, per una volta, meglio non pensarci! 

Eppure, il Vangelo non tarda a definire Gesù proprio in questa maniera: ECCO L’UOMO! L’uomo smarrito, l’uomo che cerchiamo di essere, l’uomo che è voglia di dare senso. Giovanni ci dice che possiamo vederlo lì.

Ecco l’uomo che è uomo per questo solo motivo: ha creduto talmente alla vita … da morire! 

Paradosso della Croce: sono  disposto a morire solo per ciò per cui sono disposto a donare la vita. 

Trova senso per vivere solo chi ha trovato un senso per morire. 

La mamma e il papà per i figli,  l’uomo per la sua donna, gli amanti, le mani compassionevoli e misericordiose, il tempo scelto, il “reso prossimo” per strada, il povero disgraziato di cui nessuno mai parlerà, che c’era,  … gesti di vita fino alla morte. Quanti! 

Quanti uomini!

Quante donne! 

La croce è la FORMA del dare la vita di Gesù. 

Non è l’esaltazione ammirata feticista di uno strumento di morte, ma la contemplazione di uno che si è letteralmente fatto uomo così per raccontare un Dio-diverso da quello dei terremoti e delle tempeste; di un fatto uomo così che non poteva dire il suo amore che nel darsi senza riserve, liberandoci dal timore dell’onnipotenza capricciosa del divino; fatto uomo così per dirci che Dio è così, come Lui. Un gesto di amore. Piantato nelle nostre croste, in mezzo alle ferite che bruciano. Nelle nostre domande senza risposta. Come noi. Lì ha ritrovato casa. Se cerco Dio altrove non trovo quello di cui mi ha parlato Gesù. 

Però, sinceramente, non mi interesserebbe neanche. 

E la storia pare che non finisca qui. 

Basta. 

Per riflettere:

  • Cosa faccio, io, per FARMI uomo/donna? 
  • Per chi sono disposto a dare la mia vita? 

9 APRILE, GIOVEDI SANTO …

OCCHI FISSI

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga,
gli occhi di  tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Inizia il Triduo Pasquale, cuore dell’anno liturgico, centro di ogni cosa. 

Oggi è il GIOVEDI SANTO,  giorno in cui ricordiamo il dono e l’istituzione dell’Eucarestia – Pane di Vita per il nostro cammino – e l’istituzione del ministero ordinato, ossia di coloro che prendono parte all’Unico Sacerdozio fondante e fondamentale, che è quello di Gesù, annunciando quello che Lui (proprio Lui, anzitutto Lui!) ha fatto e detto per tutti. 

Gesù, che dice ai discepoli di “vivere in memoria di Lui”. 

Quale memoria?

“Portare ai poveri il lieto annuncio,  proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista;  rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore”, anche nella forma della Chiesa, ossia, di persone che ascoltano, condividono e cercano di vivere il mandato di Gesù. 

Ma soprattutto nella memoria che Gesù non è ancora stato oltrepassato,  ma sta sempre al di sopra di tutto, esattamente come si è rivelato a noi nel Vangelo. 

Oggi, leggendo il Vangelo, su cui dobbiamo ricordare di TENERE GLI OCCHI FISSI, – pena il tradimento del nostro Credo che dice che il Figlio ha rivelato definitivamente il Padre – mi domando che cosa significhi, per me e per noi, (perché tutti coloro che dicono di credere sono “mediatori”  della buona Notizia di Gesù per il mondo) “portare ai poveri il lieto annuncio,  proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista;  rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore”. 

Cosa significa che il messaggio di Gesù è “lieto”  e non, invece, patetica espressione del machismo,  religioso e  violento, di “superautoproclamantisi” testimoni delle  (proprie) sicurezze pagano-religiose? Non sarebbe piuttosto più giusto servire la speranza che umilmente, ma tenacemente, informa i passi della nostra fraterna quotidianità?

Cosa vuol dire recuperare la vista, se non avere la continua opportunità di “volgere lo sguardo”, di “fissarlo” su Gesù? 

Noi siamo quello che guardiamo, che ascoltiamo, di cui nutriamo le nostre interiora e la nostra interiorità:  il mio sguardo è curato dalle mani di Colui che è venuto per i malati e non per i sani? 

E rimettere in libertà gli oppressi? Proclamare la libertà ai prigionieri? Siamo così vanitosi da pensare di potere comunicare agli altri questa notizia, quando non passiamo neanche un momento a pensare, davanti a Gesù, alla sua luce, quali sono le cose che ci opprimono, ci soffocano, ci impediscono di respirare e inspirare (non basta inspirare, occorre espirare, rinnovare l’aria del cuore, altrimenti si soffoca!)? Siamo noi i primi destinatari del Sacerdote che è  Gesù. Altrimenti andremo verso gli altri in “libertà vigilata e condizionata”, da quel carcere che c’è nel nostro cuore e dal quale non vogliamo assolutamente uscire. Però, ci soddisfa fare delle belle rappresentazioni. Ma le rappresentazioni sono per gli attori, per quelli che si mettono le maschere, ossia i farisei … gli ipocriti. 

Che bello pensare che davanti a Gesù,  invece, abbiamo la possibilità di trasformare e rinnovare proprio queste realtà, di diventare vita un po’ più nuova, vera, nutrita Pasqua da risorti. 

Perchè il Vangelo ci raggiunge in questa speranza. 

Vorrei allora concludere con una postilla: in questi giorni circolano messaggi apocalittici attribuiti alla volontà devastante di Dio che induce la fede a colpi di terremoti e conseguenti liberazioni intestinali, perché a leggerli c’è veramente da “farsela sotto” . Mi chiedo se chi dice e trasmette questi messaggi sia cristiano, perché essere cristiani significa credere che Gesù Cristo è la rivelazione del volto salvifico di Dio. A voi sembra logico che uno ti dica: “se non mi ami ti distruggo!”,  se non vivi per me ti ammazzo!” “se non ti converti mando il terremoto” “se non fai il digiuno ti trito”…?   Non so, non mi pare che siano pensieri secondo il Vangelo e neanche secondo Gesù Cristo, il quale – se ricordiamo la pagina delle tentazioni – davanti a quel perfido personaggio che era il diavolo, non cede alla seducente e dolce suggestione di rivelare il volto del Padre  con i gesti che bypassano la faticosa assunzione del senso della libertà e, soprattuto, la responsabilità di chi ritrova nell’alleanza con Dio, giorno dopo giorno, una direzione  a favore della propria vita, e non una minaccia di morte. Altrimenti, scusate, perchè facciamo Pasqua? Recitiamo? 

Ma i nostri occhi dove li stiamo fissando? 

A meno che Gesù non conti più.

(In questo caso avvisatemi, cambio religione!)

Buon Triduo … con Gesù.