FERIE DI NATALE

BUON NATALE A TUTTI! 

Carissimi tutti, ma proprio tutti,  

Auguri di Buon Natale! Qualcuno, magari,  se li aspettava PRIMA questi auguri, io invece li faccio DOPO, e lo faccio apposta, perchè noi uomini, in generale, abbiamo una pessima abitudine: aspettare che capitino le cose, prepararci per farle nel modo migliore, e poi? Una volta che si realizzano le dimentichiamo! Facendo così, però, buttiamo all’aria sia i nostri impegni di preparazione che il senso delle cose che celebriamo. 

Pensiamo al Natale: 

Ci si prepara per quattro settimane, con calendari di Avvento, impegni vari,  qualche incontro, le corse per andare a comperare dei regali con il terrore di dimenticare qualcuno; addirittura si fanno delle novene di preghiera che ci richiedono magari di uscire di casa anche dopo cena, e poi? Tutto finito lì, in quel ripetitivo e sfiancante rito semi pagano che lascia il tempo che trova e  che quest’anno ci ha privato anche della presenza dei nostri cari; per rimanere un po’ confusi e storditi alla fine del giorno di festa, con lo stomaco eventualmente appesantito, la tristezza che ci strema con il calare delle tenebre,  a domandarsi con un cerchio alla testa: “ma cosa è successo”? 

Proprio così: “cos’è successo?” Ma questo ennesimo Natale del Figlio di Dio che cosa ha significato per me? 

Qualcuno potrebbe dire: “proprio niente! Tutto come prima!”

Bene, scrivo per ricordare una cosa importante: NATALE INIZIA ADESSO! “Adesso” ho la possibilità di ripensare un attimo le cose, “adesso” il bimbo che nasce, come ci ricordava Matteo ha bisogno di essere “messo alla luce”, “avvolto nelle fasce” della mia cura e della mia attenzione, “deposto nella mangiatoia” del cibo di cui mi nutro per alimentare la mia vita. Natale non è finito, inizia solo ora! 

Il lavoro della mamma non finisce dopo 9 mesi di attesa, ma continua e ricomincia in modo nuovo, diverso e trasformato alla nascita del figlio … 

Non dimentichiamolo, altrimenti festeggiamo la festa della morte… la nostra, però.  

Don Luigi 

QUARTA DOMENICA DI AVVENTO

 “SECONDO LA TUA PAROLA” 

Ciao a tutti! 

É tempo di costruzioni, tempo di costruire una casa, o meglio, quell’abitazione che sia luogo di ospitalità, di accoglienza e amore che tutti sogniamo di avere e di sentire profondamente nostra. 

Chi di noi non fantastica una “casa dei sogni”, che sia soltanto sua, dove ci si muova senza chiedere il permesso ad altri, che si possa arredare secondo il proprio gusto e che possa diventare un bellissimo luogo di incontro e scambi? 

La Parola ci ammaestra e lo fa attraverso il Re Davide e Maria, raccontandoci che il primo ad avere questo sogno era Dio stesso … 

Tu mi costruirai una casa?” Davide sta invecchiando, sente che ha raggiunto un livello di potenza, prestigio e importanza tale per cui non manca più nulla a quanto può desiderare un grande re. Tuttavia è consapevole che se è quello che è, lo deve esclusivamente a Dio, a Colui che l’ha cresciuto ed è stato il Pastore dei pascoli della sua vita. Decide allora di fargli una casa e Dio, prontamente, gli risponde attraverso il profeta Natan: “Il Signore ti annuncia che farà a te una casa”. Perché di questo dobbiamo avere consapevolezza: il nostro legame con Dio è anzitutto a servizio di ciò che Lui costruirà per noi e attraverso di noi e non anzitutto un impegno e un compito che noi facciamo. Amare significa anche essere capaci di ricevere, accogliere e vedere i segni che ci sono fuori di noi e gratuitamente ci raggiungono e interpellano. Permetto a Dio di costruire qualcosa dentro di me? Come? Che cosa? 

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te»”. Inizia così il Vangelo dell’annuncio della nascita di Gesù a sua Madre. Dio scende in una casa. Una casa di quattro mura, ma ancora prima una casa che è un cuore che sa ascoltare e un grembo materno che sa accogliere e fare spazio alla sorpresa di una notizia così strana dell’Angelo: “com’è possibile?”. Anche qui, Maria, come Davide, diventa destinataria di una costruzione, quella della carne e del corpo del Figlio di Dio, che a Natale diventa figlio di donna, figlio come noi, risposta di amore di una mamma. In che cosa il mio cuore e la mia intelligenza fanno nascere la presenza di Gesù nella mia storia? 

Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile”. Il messaggio di Dio coglie due persone in una condizione un po’ particolare relativamente alla maternità: una era una ragazzina non ancora sposata e l’altra una donna sterile, ormai avanzatissima negli anni. Il concepimento del figlio per entrambe, esattamente di Gesù per Maria e di Giovanni per Elisabetta, non vuole essere la cronaca di un fatto fisico, ma racconta la consapevolezza che là dove la vita non dovrebbe ancora e non potrebbe più nascere, in realtà è resa possibile dalla promessa della Parola di Dio che riapre il varco della speranza a dispetto di ogni porta chiusa che la dura realtà sbatte in faccia a ognuno di noi in mille modi. 

Il Vangelo ci consegna allora il PROGETTO che rende possibile la costruzione della casa nuova: “Eccomi, avvenga per me secondo la tua Parola!” 

“E la Parola (il Verbo) si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. (Gv. 1)  Anche tra noi? 

TERZA DOMENICA DI AVVENTO

TEMPO PER … TESTIMONIARE! 

Carissimi, 

continua il nostro cammino di Avvento e ognuno lo fa a modo suo. 

Sicuramente ci ricorderemo per tutta la vita le festività del 2020, perché c’era il Covid, perché si viveva una situazione assurda, perché era l’anno che tutte le nostre certezze sembravano essere improvvisamente annullate e tutto sembrava cibarsi di precarietà e insensatezza. 

Noi non ci vogliamo rassegnare. Proprio come Israele. La Parola di Dio della domenica racconta delle situazioni molto simili alle nostre: l’esilio, la sensazione dell’abbandono, il desiderio di trovare stabilità sono sempre state vive nel cuore del popolo eletto, che, negli “Egitti” di tutti i giorni, ha saputo trovare nell’invocazione e nella memoria della Parola la forza per continuare a camminare. Nella “super realistica realtà” che ci contraddistingue e senza concessioni a languidi spiritualismi. La Bibbia, come la nostra storia, è il racconto  dell’intreccio tra la nostra realtà e l’ospitalità di Gesù che la sostiene, la motiva, la dirige facendola  procedere, se noi lo consentiamo. 

Per riflettere … 

“Mi ha mandato a portare il lieto annuncio”: all’inizio dell’Avvento e del Natale ci stanno anzitutto queste intenzioni. Le intenzioni di Dio di “inviare” un “servo” (che non è lo schiavo, ma il “maggiordomo”, la persona di fiducia che ha potere sulla casa) che porti il lieto annuncio che si compirà nel Natale. Cercare di “ricordare” di essere salvati da una promessa e provare a viverla è il senso di ogni cammino. 

Quanto vengo raggiunto in profondità dalla Parola di Dio? Il suo ricordo anima positivamente i miei pensieri? 

Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono”: un “metodo di Avvento”,  in grado di educare i nostri sguardi e i nostri pensieri. Avvento è “venuta” di una novità di vita, del Figlio di Dio che è la possibilità di una vita nuova per tutti. 

Di forte alla realtà riesco a percepire il “buono” che c’è, anche se mi interpella in modo scomodo e imprevisto? 

“Che cosa dici di te stesso?” A volte, come Giovanni, sappiamo che cosa NON siamo, ma ci viene difficile dare una definizione precisa di noi stessi …. 

Il lavoro sulle nostre identità sicuramente apre la possibilità di nuove strade e nuovi orizzonti. Se non sai CHI sei non puoi neanche pensare a COME vivere. 

La mia identità corrisponde ai desideri del mio cuore? Mi definisco o mi lascio definire da altro?

Buona continuazione di cammino!  

SECONDA DOMENICA DEL TEMPO DI AVVENTO

TEMPO PER PREPARARE LE VIE!  

 

Carissimi tutti,
spero che la prima settimana di Avvento sia stata bella: un momento per accorgerci che sta capitando qualcosa di nuovo per noi. É molto importante sapere che cosa facciamo e il significato delle cose. Domenica scorsa in Vangelo ci invitava a “fare attenzione”: essere presenti è fondamentale per gustare la vita, e ogni istante è buono e opportuno per riprendere contatto con noi stessi attraverso un respiro nuovo, un coinvolgimento maggiore che ci faccia sentire responsabili in prima linea della nostra realtà. 

Anche questa settimana ci facciamo accompagnare da tre suggestioni: 

1. CONSOLARE: “Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio –. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta”. Isaia risponde al grido del popolo in esilio. E lo fa assegnando al profeta un compito: CONSOLARE. É un verbo bellissimo: significa accostarci alla solitudine di qualcuno per fare sentire la nostra presenza. 

Conosco qualche persona che ha bisogno “proprio” di me? Posso fare qualcosa per lei?  

2. ALCUNI PARLANO DI LENTEZZA: Il Signore “non vuole che alcuno si perda…”. Già ai tempi di Paolo c’erano i fan dei “giudizi finali”, delle visioni e delle “fini del mondo”! Gesù però non è venuto a fare “finire” il mondo, ma a dare vita, attraverso i suoi discepoli, a un “mondo nuovo e diverso”, quindi, piuttosto, a “iniziarne” uno nuovo. Gustiamo il tempo nel suo modo di offrirsi a noi senza pretese di accelerare i momenti e i processi di maturazione. 

Ci sono delle cose che faccio con “troppa fretta” perché non ho il coraggio di affrontarle con il tempo dovuto e la pazienza evangelica del contadino? Quali? Cosa posso fare per cambiare il mio atteggiamento? 

3. PREPARATE “la via al Signore”
Insomma, lo sguardo che, a partire da Dio e dalla sua Parola, si posa sulla mia storia e di conseguenza su quella dei miei fratelli e sorelle compie proprio questo miracolo: prepara la via del Signore. Chi ama l’umanità ama la carne del figlio di Dio, che “si è fatto come noi” proprio “per farci come Lui”.

Quale attenzione posso vivere in questa settimana per preparare la strada a Gesù che sta per nascere? 

PRIMA DOMENICA DI AVVENTO

MA COSA STIAMO ASPETTANDO?? 

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Carissimi tutti,

oggi comincia l’Avvento, parola che significa “venuta”. Ma chi sta arrivando? Stiamo aspettando qualcuno? 

1. Nella prima lettura il profeta Isaia riconosce che tutti si sono dimenticati di Dio. Però è sicuro che Lui, da Buon Padre, continuerà a cercare i suoi figli e a farsi trovare, consapevole che:  “Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani. 

Anche noi, continuamente, ci mettiamo sempre “nelle mani di qualcuno”: a chi ci affidiamo quando pensiamo al nostro futuro e avvenire? Dio per noi è importante? I nostri “riferimenti” quali sono? Sentiamo la consapevolezza del bisogno di Dio?  

2. Paolo è felice perché la Comunità dei Cristiani di Corinto è molto legata a Gesù. È convinto, dice loro, che: “In lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza”. (1 Cor.).

Quanto spazio occupa nei miei pensieri e nella mia logica il riferimento al Vangelo di Gesù? Lo conosco bene? 

3. Gesù nel Vangelo dice che il bravo portiere è quello che non si addormenta e veglia. Chiaro, anche il portiere dorme, altrimenti non potrebbe essere vigile, però c’è una vigilanza importantissima che è la custodia delle nostre vite  e del loro senso, che dà senso a tutte le altre cose che facciamo. Gesù dicendo “Non sapete quando è il momento”  non lo dice per spaventarci ma per ricordarci che ogni momento è buono, salutare e propizio per accogliere la Sua presenza in noi.  Domenica scorsa ce lo ricordava il Vangelo: l’amore si può esercitare “ogni volta” che si fa la “minima cosa” a soccorso “del più piccolo dei miei fratelli”. 

Cosa mi dice questo Vangelo? 

Potete trovare in questa pagina i testi della Messa: 

https://liturgia.silvestrini.org/letture/2020-11-29.html

Buon cammino! 

AVVISI DI DOMENICA 29 NOVEMBRE

  • Per via della situazione COVID sospendiamo gli incontri “in presenza” 
  • Domenica 29 novembre, alle ore 15,30, in occasione dell’inizio del tempo di Avvento, faremo il nostro Ritiro Spirituale per le Parrocchie di San Cassiano e del Divin Maestro. Anche questo, come gli altri incontri, per via telematica. Per collegarsi è sufficiente fare riferimento al seguente link:                                      http://meet.google.com/evp-gvkm-iwd
  • Venerdì 4 dicembre alle ore 21 incontro on line con il Gruppo del Triennio delle superiori. Manderemo il link su whatsapp. 
  • Continuano i collegamenti con le classi, i bambini e le famiglie su Whatsapp. 

CRISTO, RE DELL’UNIVERSO

“Ma quando mai ???”

 Carissimi, la prossima settimana comincerà l’Avvento, il tempo che ci prepara al Natale. 

Finisce un anno (liturgico) che attraverso tutti gli appuntamenti della domenica voleva suggerirci un modo di vivere e di affrontare la vita, a partire da Gesù e dall’incontro con Lui. La Domenica diventava luce per i sei giorni successivi. Per chi di noi lo ha percepito è stato bello sentire la presenza di Dio come quella di un Regale Pastore che non ci ha mai abbandonato, ma anzi, ci ha resi un tantino più “signori” di noi stessi e della nostra vita. Oggi è la festa di Cristo, Re dell’Universo. Ecco il Vangelo e una traccia con tre citazioni dalle Letture. Si possono anche usare per la preghiera in famiglia.  

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio delluomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.  Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.  Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lavete fatto a me”.        

  1. IO STESSO ANDRÓ ALLA RICERCA DELLE PECORE : “Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine”.   Il mio “lavoro” di discepolo non è inventare sempre delle cose nuove, ma “mettermi a disposizione” di Chi mi sta cercando. Nella vita le cose “capitano”, ma per vederle è importante guardare, essere attenti. Anche Dio, lo scorge chi ha occhi e cuore che lo vogliono cercare. DOMANDA: Quando? Come? In che cosa mi faccio cercare e trovare da Dio? 
  2. COSÍ TUTTI RICEVERANNO LA VITA IN CRISTO : “Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita”.   Se da Adamo (la nostra condizione limitata e mortale) riceviamo in eredità la morte, San Paolo ci ricorda che da Gesù si riceve in dono la vita. Non solo quella eterna, ossia dopo la nostra morte, ma quella di tutti i giorni. Quella rinsaldata, motivata, approfondita, ispirata e forte che resiste anche di fronte a tutte le morti che ci sorprendono quotidianamente: l’amore che vince l’odio, il perdono che vince la rabbia e il risentimento, la mitezza che vince l’odio, la disponibilità che vince le nostre pigrizie, ecc …  UNA DOMANDA: Che cosa provo dentro di me  quando riesco a superare certe situazioni che mi sembravano statiche e senza soluzione? 
  3. MA QUANDO MAI?Avevo fame e mi avete dato da mangiare … “. Che bello sentire nel Vangelo che la salvezza e il compimento delle nostre vite dipendono dai gesti – consapevoli e inconsapevoli – di amore che abbiamo fatto a chiunque avesse bisogno. Non per merito, ma per naturale conseguenza di un senso che trova finalmente il suo compimento in Colui che dice che ogni gesto di amore “finisce in Lui”, come dire che tutto il bene che facciamo è raccolto al suo cospetto. E chi ha il “coraggio del bene” fa trionfare sempre la vita. UNA DOMANDA: Chi, per me, è affamato, assetato, straniero, nudo, malato e in carcere? Che cosa posso fare per lui? 

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

TU SÍ CHE VALI! 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con  l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo nelle tenebre. 

 Troppo facile avere tanti 10 a scuola quando non fai nessuna fatica a studiare; troppo facile essere il centro del mondo sportivo quando riesci a fare con incredibile agilità e naturalezza delle piroette fisiche e ludiche inimmaginabili alla maggior parte della gente; troppo facile stare bene e essere “à la page” quando si hanno tutte le possibilità dell’universo e le altre persone no (anche perché qualcuno  ha ingiustamente  deciso di impossessarsi di quasi tutto). Troppo facile essere talentosi in questa maniera. Per il Vangelo le cose non stanno così: nella Parabola di Gesù è “degno di talenti” (e già questo ci dovrebbe fare riflettere, perché le cose te le trovi senza che abbia fatto nulla per averle, e viceversa) non semplicemente chi fa fruttare, ma chi IMPIEGA, GIOCA, USA, INVESTE. Insomma, ha anzitutto talento chi non ha paura di provarci, non chi è  vittorioso. Ha talento non solo chi fa dei frutti agli occhi del padrone, ma chi semina, lavora e SUBITO, senza indugio, si dà da fare. Le cose non dipendono dal “numero” di valori ricevuti, ma dall’impegno a usarli e viverli. Penso ai mille gesti pieni di talento (e a volte senza tanti risultati) dei genitori che ogni mattina “ricominciano” con i loro figli, penso a chi crede a certi valori e li vive anche attorniato dallo scherno e dal risentimento, penso insomma … ai miliardi di uomini e donne che tutte le mattine si alzano, e, nonostante tutto, SUBITO si danno da fare rendendo il mondo un luogo migliore e degno di essere abitato, mettendo a frutto – perchè ci credono – ciò che sono e ciò che hanno. Dando vita e moltiplicandola.