Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Oggi Paolo ricorda con entusiasmo ai suoi interlocutori e a noi: “ Fratelli, voi siete edificio di Dio!”. Forse ogni tanto ci dimentichiamo di avere un “ospite” così importante al centro delle nostre vite. Dimentichiamo che a strutturare quella casa che è la nostra esistenza c’è un fondamento così grande e insostituibile. E poi veniamo sotterrati dalle onde dei mari, dai terremoti inevitabili e dai venti scompligliatori che ogni giorno la vita ci propina. Giustamente l’Apostolo, per questo, in modo accorato avvisa i suoi lettori: “Ciascuno stia attento a come costruisce”, ma non per incutere terrore o aggiungere nuovi pesi rispetto a quelli che già si hanno da portare ogni giorno, bensì per tornare a chiederci qual è il punto attorno al quale ruota il progetto e il disegno dei nostri sogni umani e fraterni.
Mi vengono in mente quei mezzi di locomozione elettrici che ci sono a Torino in affitto per chi vuole spostarsi con agio da un posto all’altro. Una volta adoperati, molto sovente, vengono lasciati abbandonati e senza ritegno al centro dei marciapiedi, oppure addirittura buttati senza essere appoggiati, perché ormai non servono più. Noi siamo un po’ così, queste biciclette e quei monopattini elettrici che non hanno più energia per muovere e vengono lasciati e abbandonati in posti qualunque e sicuramente non adeguati. Perchè questa miopia? Perchè questa trascuratezza? Dov’è finita l’energia per muovere i nostri cuori e le nostre mani?
Ezechiele ci dice che possiamo ritrovarla nel Tempio, perchè da lì escono acque sorgive e piene di vita, e le descrive con queste bellissime parole: «Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell’Aràba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà” Che belle queste parole: “Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà!”. Non siamo noi questi “esseri viventi che si muovono”? Non siamo noi ad avere grande sete di quest’acqua capace di dissetare e di risanare il cuore affaticato? Sì, siamo proprio noi. Noi che come il Signore rivendichiamo al Tempio la possibilità di diventare un riferimento, una casa di preghiera, ossia di contatto e dialogo con il Padre dei Cieli. Un riferimento meraviglioso che rende anche noi Tempio, e in questo tempio che è il nostro corpo, la possibilità di sperimentare la forza e la speranza della Resurrezione, che pur davanti a distruzioni di edifici costruiti in quarantasei anni, hanno in Gesù la forza di essere rimessi in piedi in tre giorni. É chiaramente un riferimento simbolico, ma è la verità di una forza e di una vita che si riattivano quando la casa del nostro cuore diventa la Casa di Dio, capace di ospitare e interpretare il mondo con occhi nuovi e forze risanate, ma sopratutto attentamente costruite sul fondamento del Vangelo e del Suo Spirito Santo.
