TRENTESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO, B

E LUCE FU!

 

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Leggevo questa settimana – a proposito dei testi e delle parole che “incontriamo” quotidianamente – che davanti a un libro, un articolo, una citazione dovremmo chiederci: “che cosa mi dice questo testo? Che cosa dico io a “lui”, partendo dalla mia esperienza di vita? Cosa mi suggerisce, mi smuove, mi propone … mi irrita?”. Sarebbe bello che capitasse così anche quando ci mettiamo all’ascolto del Vangelo, affinché diventi per noi esperienza di scambio e arricchimento costante.

Cosa mi dice Bartimeo? Mi racconta tante cose. Mi parla di un uomo che non vede più bene come una volta, forse perchè la vita cambia il modo di guardare, a volte corregge  e meraviglia, apre orizzonti stupendi, ma altre volte rovina la vista del cuore, a volte acuisce lo sguardo e tante volte lo appanna, lo offusca a causa delle incomprensioni, delle ambiguità, degli errori che si fanno. Bartimeo mi dice il coraggio e la voglia di guarire, di non fermarsi sul ciglio della strada ma di alzare sempre di più la voce affinché un Salvatore gli possa permettere di vedere in modo nuovo. É bellissima questa caparbietà che non si arrende neanche di fronte a quelli che gli dicono di stare zitto. Se i suoi occhi non funzionano la sua voce è bella squillante, prorompente e alimentata da un desiderio che gli permette di superare ogni ostacolo per raggiungere il sentire di Gesù, che diventa un ascolto e una risposta.

Cosa dico io a Bartimeo? Dico che gli assomiglio e che la vita ci rende quasi tutti uguali a lui nel nostro bisogno di”sentire” un Salvatore che non ci lascia, ma ci accompagna e ci salva soprattutto a partire dall’accoglienza di una Parola, che non è come le altre, ma unica, perchè pronunciata da Lui e accolta da me, e quindi trasformata e trasformante, frutto di un incontro, a mia misura, personalizzata. Dico a Bartimeo che l’invito del Maestro ad avere coraggio, ad alzarmi e a rispondere al suo appello può diventare anche per me, ogni giorno, una fonte di guarigione grandiosa se la mia memoria, attenta e ben radicata nella realtà, farà continuamente professione di fede in questo maestro portatore di fuoco luminoso e caloroso, indicatore  di sentieri e di futuri, divisore da tutto ciò che porta divisione nella mia vita. Quante  cose ti dico, caro Bartimeo!

E allora i suggerimenti diventano tanti, il cuore batte (e quando si smuove il cuore iniziano a muoversi le mani) e la vita accoglie quella proposta che non trovava da nessun’altra parte. Proviamo anche noi, proviamo sempre a farci queste domande ogni volta che ascoltiamo il Vangelo per capire che il solo fatto di gettare via i mantelli delle nostre sicurezze, balzare in piedi e andare verso Gesù, – anche se non ci vediamo ancora e non siamo ancora guariti –  è  già l’inizio del miracolo, quello di cui avevamo bisogno. Se ci credo, posso andare, perchè “la mia fede mi ha salvato”!