7 APRILE, MARTEDI SANTO …

IL GALLO

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà».
I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui.
Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone,
subito uscì. Ed era notte.
Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire».
Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà
il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».

Un pensiero:

Dio non esiste perché è da qualche parte, ma esiste perché tu gli permetti di abitare in te,  e tu gli permetti di venire al mondo, anzitutto nel tuo. Come hanno fatto Maria, Abramo, Giacobbe, Gesù & Co., fino  ad arrivare a noi. 

A noi sta “incarnare” la parola che ascoltiamo, per renderla carne nella nostra carne, ogni giorno. Letteralmente “mettere al mondo Gesù”. Partorirlo. 

Oggi vorrei condividere con voi tre pensieri che mi hanno raggiunto leggendo le letture dalla Messa. 

NOTTE 

La Passione di Gesù si consuma di notte. 

Il tradimento, l’abbandono, la consegna, la vendita di chi ci vuole bene, la rinuncia, non possono che avvenire favoriti dall’ottundimento delle tenebre. Quelle tenebre che non ci fanno più vedere. Non solo gli altri, ma anche noi stessi.

Giovanni nel Prologo scriveva:  la luce è venuta tra le tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. Venne tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto”.  

Io non penso che il Vangelo di oggi sia la narrazione del potere chiromantico di Gesù di prevedere il futuro; mi sembra piuttosto la storia della coscienza di Giuda. 

Giuda che osserva, Giuda che, davanti a Gesù, si dice: “quello che devi fare fallo subito, perchè se continui a fissare la Luce può annientare le tue tenebre”; Giuda che è a tavola con tutti i discepoli, da discepolo, fino alla fine; Giuda che per primo riceve da Gesù il “boccone d’onore”, il primo, il migliore. 

… “Fermati, luce, tu brilli troppo, mi accechi!”

Giuda che preferisce andarsene, perché davanti all’evidenza non puoi  discutere, puoi solo voltare le spalle.

Subito uscì, ed era notte

Notte nel cuore, dunque notte dappertutto. 

Inizia così e finisce così, ma qualcosa, una piccola pietra, fa saltare il perverso e oleato ingranaggio della morte. 

LUCE

Nella prima lettura di Isaia, il Servo di Jhawhè, il Figlio di Dio, si sente dire: “ Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”

L’amore è la sola forza in grado di riportare luce nel cuore delle tenebre. 

Le tenebre,  nonostante tutto – e questo  lo ricorderà nuovamente e testardamente anche la Pasqua di quest’anno a “chi Lo accoglie” – non sono state vinte. Nè il Gesù, né in noi con Gesù. 

Gesù non è uno sprovveduto innamorato, è un ferito che continua ad amare. A dare bocconi di cibo sino alla fine. A lavare piedi immondi. Ad amarci nelle nostre tenebre e oltre le nostre tenebre. 

Certo, in modo illogico e senza tornaconti, se non la grande gioia di vedere un amico che anziché tuffarsi nel buio della tenebra,  decide di ri-esporsi alla possibilità della luce. 

GALLO

Tra la notte e il giorno c’è un gallo. 

Il gallo che ti avvisa che anche tu, Pietro (io) che avevi detti che “avresti seguito il Maestro fino alla morte” e poi non hai avuto neanche il coraggio di dire che lo conoscevi davanti alla serva del cortile, hai la possibilità di girarti e vedere che i Suoi occhi non ti condannano, ti implorano soltanto di avere il coraggio e la fiducia di metterti di nuovo dietro di Lui, perché il primo gesto di amore della Passione non è la croce, ma ridare perdono e fiducia a chi ha il coraggio e l’onestà di “piangere amaramente” sul buio del suo cuore e permettere alla luce di fare il suo lavoro. 

E luce fu.  Pietro si fa perdonare. 

E notte, invece, nel cuore del povero Giuda, che decide di ammaestrarsi da solo –  nessun Rabbì – in vita e in morte. Ma magari no, oltre la morte. 

Tra la notte e il giorno c’è un gallo. 

Tra Giuda e Pietro c’è un gallo. 

Tra la memoria del tradimento e la profezia di una nuova vita c’è Gesù. 

Tra me e Gesù … un Vangelo di vita nuova. 

Un abbraccio e buona giornata! 

Per riflettere: 

  • Quanto permetto alla luce di Gesù di illuminare il mio buio?
  • Quali sono le parti della mia vita che hanno più bisogno di questa luce?