27 APRILE, LUNEDI …

E TU, COSA GUARDI? 

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo.
Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenèi, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava.
Allora istigarono alcuni perché dicessero: «Lo abbiamo udito pronunciare parole blasfeme contro 
Mosè e contro Dio». E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al sinedrio.
Presentarono quindi falsi testimoni, che dissero: «Costui non fa che parlare contro questo luogo santo e contro la Legge. Lo abbiamo infatti udito dichiarare che Gesù, questo Nazareno, distruggerà questo luogo e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato».
E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.

Tra tutte le cose intelligenti che i ragazzi hanno scritto ieri, per commentare il Vangelo dei discepoli di Emmaus, una mi risuona e torna in mente, leggendo la storia di Stefano narrata negli Atti degli Apostoli: “So che sto camminando a fianco di Gesù perché lo so che è li e mi accompagna, ma io faccio come i due discepoli di Emmaus, non me ne accorgo e continuo ad andare avanti, devo solo trovare la locanda in cui fermarmi e riconoscerlo”.

Stefano penso che abbia fatto lo stesso cammino, e, con tutto se stesso, ospitava, nella locanda del suo Cuore, la presenza del Maestro, al punto da fare prodigi e segni, proprio come Lui; al punto che quando lo calunniavano e lo interrogavano non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava; al punto che anche davanti alla tensione delle false accuse e del pericolo di morte videro il suo volto come quello di un angelo. 

Stefano aveva trovato la locanda per ospitare Gesù al cuore delle sue motivazioni e nel cuore della sua vita. Stava con Lui,  Lo viveva nei suoi gesti e nelle sue parole, si “fermava e lo riconosceva continuamente” permettendoGli di trasformare la sua vita. 

Insomma, FUORI noi siamo semplicemente quello che abbiano DENTRO.

Penso Stefano e penso la mia vita. 

Quante volte mi sento minacciato dalle calunnie, mi sento “in pericolo di morte”, perché c’è qualcosa di straziante e inatteso che pare sequestrarmi la serenità del cuore, gli imprevisti mi fanno continuamente degli sgambetti, pare che quello che costruisco con fatica ogni giorno mi interpelli diversamente ….  E mi chiedo: dove guardo in questi momenti? . Il mio volto è come quello di un Angelo? Ossia un volto i cui tratti non sono il frutto della tensione inconcludente, ma la fioritura dell’accoglienza di una Parola a cui guardo prima di ogni altra cosa (Angelo significa annuncio, ormai lo sappiamo a memoria), che ha il potere di dipingere tratti diversi e sempre nuovi, di una speranza accolta ma anche vissuta?

In questi giorni c’è una polemica sulle messe celebrate o no. 

Prima di questo, io penso che dobbiamo farci un’altra domanda: MA QUELLO CHE DICO E CREDO DI DIO, LA SUA PAROLA, STA TRASFORMANDO LA MIA VITA E IL MIO MODO DI STARE NEL MONDO? 

Senza questa domanda, neanche i Sacramenti hanno senso.  Diventano un mero esercizio rappresentativo, dove demandiamo a Dio la responsabilità sulle nostre vite, svincolandoci dal faticoso compito di cercare “non solo il pane che perisce, ma quello che rimane”. Proprio come Gesù dice a coloro che lo cercavano per farlo re dopo avere risolto il problema della loro fame. 

Lo sappiamo bene: le cose non le vediamo per quello che SONO, ma per quello che SIAMO! Noi!