28 APRILE, MARTEDÌ ….

PROFESSIONISTI

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Sarà che noi sappiamo come inizia e come finisce il Vangelo, ma, davanti a certi dialoghi, soprattutto quelli tra Gesù e i suoi “avversari” (farisei, dottori della Legge, grandi sacerdoti in primis), c’è proprio l’impressione che certe domande e richieste, più che realizzare una comprensione sempre più libera e approfondita del Figlio di Dio, servano a confondere, rinviare, inventare e confermare le proprie idee e i propri pregiudizi nei confronti di uno che … è meglio fare fuori! 

Il volto del discepolo, allora, si trasforma nel muso ingrugnito di chi non vuole farsi incontrare, ma anzi, vive soltanto di scontri e opposizioni. Il genuino desiderio di ricevere vita da un maestro di vita nella professionalità di abili inventori di vere e proprio scuse. 

Anche la pagina di oggi – che prosegue la scena della moltiplicazione del pane e dei pesci, e la conseguente ricerca di Gesù per “farlo  re” (risolto il problema della fame!) – lascia per lo meno titubanti: puoi ancora domandare: “quale segno compi perché vediamo e ti crediamo?”? Ti viene da chiedere, ma … “c’eri e non c’eri?” Oppure, in modo più figurato, “ci sei o ci fai?

Gesù risponde riconducendo il principio e il senso di ogni cosa al Padre: “è il Padre mio che vi dà il pane …. “ e il “pane in questione”, ossia, il cibo che dà vita, è proprio Lui, quel Figlio che rimanda costantemente alla Sua e nostra Sorgente. 

Rimettere a posto “l’ordine delle cose”, forse è la sola possibilità per comprendere che:

  1. Gesù vive come “segno” per le nostre strade di vita. Colui che ci mostra cosa significhi vivere “da uomo” secondo il pensiero di Dio. 
  2. Gesù vive fidandosi del Padre e della sua affidabilità, fidandosi di quel comando di vita che corrisponde al dono della propria vita. Ossia, tu ti nutri del Pane di vita per diventare vita attraverso il pane che sei tu. “Trova la vita chi la dona” dice in un’altra pagina del Vangelo. Ma forse, ancora più vero: “chi non ama rimane nella morte”.  La decisione di amare è la sola possibilità di rimettere in moto e in gioco la forza della vita, di rinascere e aprire nuove possibilità. 
  3. Non basta MANGIARE il pane, occorre NUTRIRSENE. Non sempre il nostro modo di mangiare corrisponde a nutrizione e assimilazione, a volte ha più la forma di un trangugiamento,  di un divorare che prescinde dalla possibilità di sentire il gusto e il profumo di quello che metti in bocca. Gesù traduce la cose dicendo: “chi VIENE a me … chi RIMANE in me”. Nutrirsi di Gesù è un’azione, una scelta, che mette in gioco il mio andare quotidiano verso di Lui e il desiderio di “stargli accanto”, come i discepoli di Emmaus, per capire che, anche se viene la sera, almeno  una piccola e flebile fiammella sarà sempre lì, a indicare luce ai passi della nostra peregrinante vita. 

Buona giornata a tutti!