14 MAGGIO, GIOVEDÌ …

MATTIA

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai fratelli – il numero delle persone radunate era di circa centoventi – e disse: «Fratelli, era necessario che si compisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, diventato la guida di quelli che arrestarono Gesù. Egli infatti era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero. Sta scritto infatti nel libro dei Salmi:  “La sua dimora diventi deserta e nessuno vi abiti”, e: “Il suo incarico lo prenda un altro”.
Bisogna dunque che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione».
Ne proposero due: Giuseppe, detto Barsabba, soprannominato Giusto, e Mattia. Poi pregarono dicendo: «Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostra quale di questi due tu hai scelto per prendere il posto in questo ministero e apostolato, che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto che gli spettava». Tirarono a sorte fra loro e la sorte cadde su Mattia, che fu associato agli undici apostoli.

Un pensiero: 

Mattia, apostolo che sostituisce Giuda, nel Gruppo dei Dodici, è una persona molto interessante. 

Discepolo last minute è estremamente discreto e disponibile, non dice una parola e non si sa quasi niente di lui. Rievoca un po’ la figura di San Giuseppe, santo silenzioso, ma fondamentale e assai più “comunicativo” di tanti altri che non chiudevano mai la bocca. 

Mattia, con la sua disponibilità ad accettare la sorte caduta su di Lui, da parte degli Apostoli che avevano invocato il Signore, rappresenta tutti quei “santi” che nelle pagine della nostra storia e della nostra quotidianità, senza che alcuno li citi – addirittura da emeriti sconosciuti –  sono testimoni della Resurrezione tra i tanti quotidiani inevitabili eventi e scontri che, invece, vorrebbero renderci testimoni di cinismo, rinuncia, chiusura in noi stessi e amarezza. Ce n’è sicuramente per tutti, ma credere che la parola definitiva che informa la speranza dei nostri cuori appartiene al Signore che ha vinto la morte (e le morti) cambia in modo totale sguardi e orizzonti. 

Ecco i discepoli di cui abbiamo bisogno: persone che hanno voglia  di rinascere e ripartire nonostante le oppressioni e i pesi. 

Da questo punto di vista gli “undici”, cercando un sostituto per il loro gruppo, vivono anche con la forza della Resurrezione, che non li inchioda semplicemente alla delusione di quel tradimento, ma li attiva alla ricerca di nuove soluzioni “ispirate” e “affidate” al Signore della vita. 

Mattia, come dicevamo, è anche sempre ricordato in relazione a Giuda, perché ne prende il posto. 

Devo essere sincero: Giuda non si è certamente comportato bene nei confronti di Gesù, però mi fa sempre male leggere la “rilettura” che le Scritture fanno a proposito della sua figura: “Sta scritto infatti nel libro dei Salmi:  “La sua dimora diventi deserta e nessuno vi abiti”, e tante altre citazioni. 

A parte che non credo alla predestinazione, ma alla destinazione delle nostre scelte libere, c’è da dire che la vita di tante persone è “frutto di citazioni” (non di Dio) che sono state fatte da storie e  relazioni personali che suonano come condanne a morte e fanno vivere da “letteralmente” condannati a morte; c’è però una notizia che sta al di sopra di tutto quello che leggiamo: a portare la storia dei discepoli sono le spalle del Buon Pastore, sempre.

Come non ricordare allora quel famoso capitello che Papa Francesco cita continuamente quando parla di Giuda? Da una parte c’è il tradimento e l’impiccagione del discepolo traditore, dall’altra il Pastore, che sì, fino alla fine, andrà sempre alla ricerca delle sue pecore “smarrite” per ridare loro un posto sulle sue spalle. 

Pecorella Giuda, pecorelle “Dodici”, pecorelle noi, pecorella … io. 

Mi faccio cercare da Gesù?